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Se l'Agcom si occupa di "Forum" e di Maria De Filippi

di Giovanni Sallusti sabato 28 ottobre 2023

3' di lettura

C’è un Paese occidentale in cui un’autorità pubblica interviene sulle sfumature lessicali dei talk show. Questo Paese è l’Italia (e quale, sennò? ), l’autorità in questione è l’AgCom. Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nome un po’ orwelliano, ma compiti sulla carta non secondari per una sana vita democratica. La legge che l’ha istituita prevedeva soprattutto la tutela della libera concorrenza sul mercato e il presidio del pluralismo informativo. Non si rintraccia invece da nessuna parte il ruolo di Guardiana dell’ortodossia Woke, dell’ipersensibilità politicamente corretta contemporanea.

Ebbene, ieri gli zelanti commissari dell’AgCom hanno posto rimedio a due priorità avvertite da tutti gli italiani. Parliamo, ma lo avrete capito, della puntata di “C’è posta per te” del 7 gennaio e di quella di “Forum” del 3 febbraio (chi scrive, confessa, ci ha trascorso intere nottate insonni). Colpevoli, ci dice il Gran Consiglio degli ayatol... pardon, l’AgCom, di non fornire una «corretta rappresentazione dell’immagine della donna». Corretta rispetto a che cosa non si sa, probabilmente alle paturnie dei controllori che non controlla nessuno, ma andiamo nel concreto, descriviamo la scena del crimine. Alla trasmissione di Maria De Filippi si era rivolta una donna che sosteneva di aver tradito il marito e di voler tentare una riconciliazione. Lei si è raccontata così: «Posso dire che avevo un matrimonio felice. Io cercavo di essere perfetta come moglie, mamma e come donna di casa; lavavo, pulivo, stiravo, badavo ai figli, li crescevo e facevo trovare tutte le sere un piatto caldo a mio marito».

Secondo il richiamo formale (pare l’aggettivo sia molto importante) del Garante, questa narrazione è «connotata da evidenti stereotipi che possono integrare una forma di discriminazione di genere». E qui potremmo anche concordare, l’idea della donna disegnata per chi scrive è assai svilente oltre che ben poco femminile, c’è un solo, lievissimo dettaglio. L’autrice del quadro è la donna stessa, l’ipotetica discriminata coincide con l’effettiva discriminante. Cosa c’entri Mediaset, destinataria della reprimenda del Soviet delle buone maniere femministe, non è dato sapere, a meno che si pretendesse dalla De Filippi che mettesse in diretta i ceppi all’ospite per flagrante autopersecuzione. Non solo: per l’AgCom un altro indizio di bieco sessismo consisterebbe nel fattaccio che la trasmissione (avvertenza: qui si vira pesantemente verso la commedia all’italiana) puntasse a convincere il marito tradito a perdonare la moglie. Il che era esattamente quello che voleva la moglie, nonché il motivo per cui aveva contatto “C’è posta per te”: siamo ai paralogismi della ragione censoria. 

La puntata incriminata di Forum, invece, si è occupata di un’intricata controversia tra ex coniugi per l’affido del figlio. A detta del giudice Melita Cavallo, la donna «rendeva sempre più difficili gli incontri» tra il padre e il bambino, adducendo «mille pretesti». Finché lui prova a vedere il figlio a scuola, lei si rinchiude in un’aula e il padre- parole sempre del giudice - «si scaglia con pugni e calci contro la porta», in uno scatto d’ira «quasi comprensibile». Voilà: il vocabolo «comprensibile» fa scattare la psicopolizia del linguaggio in cui si è evidentemente riconvertita l’AgCom, che inchioda il «messaggio distorto» volto a far apparire normali «modelli di relazione interpersonale aggressivi e scorretti». Detto che non è normalissimo nemmeno negare i figli ai padri separati (che certo hanno l’irredimibile torto di essere maschi), dubitiamo che la guerra ideologica alle parole sia degna e auspicabile ragione sociale dell’Autorità. Se proprio lo fosse, peraltro, risulterebbero assai più inquietanti le parole filo-Hamas e costantemente in bilico sull’antisemitismo pronunciate quotidianamente da politici e commentatori in qualunque talk di prima serata. Ma questa sarebbe faccenda seria, quindi evidentemente non di pertinenza dell’AgCom. 

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