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Napoleon, kolossal di una noia mortale

di Giorgio Carbone lunedì 27 novembre 2023

2' di lettura

A 86 anni Ridley Scott ci prova con Napoleone dopo averlo solo sfiorato nel suo (splendido) film d'esordio I duellanti (1977, che seguiva stando ai margini tutta l’epopea imperiale). Allora Ridley aveva 39 anni e già per noi era il numero uno (sarebbero arrivati a rotta di collo Alien e Blade Runner a confermare gli entusiasmi).

Ora Ridley non è più quello di allora (come potrebbe umanamente esserlo?). E dunque il primo (comprensibile) impulso di noi vecchi fan è trovare in Napoleon se possibile i segni dell’antica maestria. Certo, è possibile. Per la prima mezz’ora abbiamo ancora il grande Ridley. Il terrore della Rivoluzione, l’esecuzione di Maria Antonietta e la prima gloria militare di Bonaparte, l’espugnazione di Tolone in mano agli inglesi. E all’appuntamento colla battaglia di Austerliz Scott arriva in gran forma. La mischia sul ghiaccio aperto a cannonate rivaleggia con quella leggendaria dell’Alexander Nevski di Eisenstein. E magari la supera (in pathos e bellurie visive). Tra Tolone e Austerliz e tra Austerliz e Waterloo corrono 18 anni di storia.

VAGA IMPRESSIONE

Diciotto anni che Ridley ha dovuto condensare, se voleva restare nell’accettabile misura cinematografica delle due ore e mezzo (ma poi ha voluto? La vaga impressione è che il Napoleon girato fosse molto più lungo, forse una miniserie che un giorno magari vedremo su Netflix). Due ore e mezza con tanti episodi fatidici tirati via, come la campagna d’Italia, quella d’Egitto, la presa di potere (cinque minuti per passare da generale a primo console e infine a Imperatore). E anche il momento della grande caduta, la sconfitta di Waterloo ci arriva nella versione più sbrigativa mai passata su uno schermo. Occorreva un trait d’union tra una battaglia e l’altra, e Ridley che rimane sempre un grande animale di cinema, l’ha trovato nell’amore senza fine tra Napoleone e Giuseppina. Senza fine o quasi perché il legame rimase strettissimo anche dopo la separazione e il divorzio (lui continuò forsennatamente a scrivere, anche dall’Elba, anche da Waterloo). Quindi, giusto il leit-motiv (bravo Ridley) ma sbagliati gli interpreti. Mediocre e a tratti sgradevole Vanessa Kirby (vuoi mettere con Michele Morgan, con Merle Oberon con Jacqueline Bisset? Le precedenti Giuseppine sul grande schermo). Joaquin Phoenix non è sbagliato, anzi è bravissimo, spezzetta il personaggio in modo da offrire ogni sfaccettatura.

MARITO BORGHESE

È potente è carismatico quando dirige le battaglie, goffo e disarticolato come un qualsiasi marito borghese davanti a un problema di corna, lucido e determinato (un vero parvenu) quando scala il potere, contratto e sulla difensiva quando Giuseppina spalanca le gambe. Il risultato di questo sfibrante (e per certi versi encomiabile lavoro sul personaggio) è che tu, spettatore, da questo Napoleone non sei quasi mai coinvolto (al fatidico interrogativo manzoniano «Fu vera gloria?» dopo due ore e mezza non riesci a dare risposta). NAPOLEON Con Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby e Ludivine Sagnier. Regia di Ridley Scott. Produzione Usa 2023. Durata: 2 ore e 38 minuti.

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