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Trap, alle origini della parola: tra casa e droga

di Massimo Arcangeli martedì 24 dicembre 2024

2' di lettura

L’inglese trap, alla lettera “tranello” o “trabocchetto”, scorcia la locuzione gergale trap house, indicante un qualunque luogo (house) in cui venga spacciata droga (trap).

Il (o la) trap, il “rap di strada” dai toni cupi e aggressivi e dai ritmi sincopati, si sposa bene con gli stupefacenti tanto quanto col disagio sociale degli ambienti del sottoproletariato cittadino o metropolitano, col potere avvolgente e irresistibile del denaro o con la cultura dello stupro.

«Bitch (...). / Le ordino da casa / come su Deliveroo. / Schiocco le dita, / arrivan in un secondo. / [...] / Anche tua mamma è una mia ex. / Le piace bere a canna, / non vuole il bicchiere / (...) / Dice che mi ama, / è una piccola bitch bugiarda. / Fa l’amore per hobby, / ma poi ti chiede i soldi. / (...) / Mangio queste tipe come M&M’s. / Museruola e collare. / Lei la tratto come un cane, / vuole che le faccio male» (TVTB). È un brano (2019) del solito Fedez, che ne canta il ritornello.

A intonarne le diverse strofe è la Dark Polo Gang, un trio romano scioltosi nel 2020. La band capitolina era composta da Wayne Santana, Dark Pyrex e Tony Effe, il trapper depennato dal concerto romano di San Silvestro al Circo Massimo. Anche nell’anno in corso, come lungo tutta la sua carriera, ha potuto intonare versi di questo genere: «Nella scena in Ita solo troie e infami»: «C’ho le mani pesanti, schiaffeggio la tua troia»; «Ho scopato la tua bitch / dopo l’ho passata a Sfera, / dopo Boro, dopo Shiva» (64 barre di verità).

Riassumendo: se tutte le donne italiane sono troie la tua non può fare eccezione, e se è così, se la tua donna è come tutte le altre, non ti offenderai se, dopo averle alzato le mani ed essermela scopata, la cedo agli amici di ghenga. E il soggetto non è il violento o il malavitoso di turno, attenzione, ma è Tony Effe in persona con la sua cricca.
Boro, Shiva e Sfera (Ebbasta) non sono personaggi di finzione.

Sono proprio i compagni di gang, e chi oggi si è ipocritamente sollevato a difesa della libertà d’espressione musicale, mentre ieri si era schierato in prima linea contro le violenze subite delle donne, ha perso una preziosa occasione per tacere. È il caso di Emma Marrone, che con Tony Effe ha anche cantato un motivo in cui lui diceva: «La porto a casa, le faccio la festa, / mezzo dolce, mezzo gangsta, / due ore di fila, che bella vita» (Taxi sulla luna, 2023).

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