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Pechino Express è bello, ma perché non farlo sulla nostra via Appia?

di Gianluigi Paragone lunedì 10 marzo 2025

3' di lettura

In questi giorni sta andando in onda un reality di lungo corso, Pechino Express. Non tutti ricordano che questo format arrivò in Italia sugli schermi di Raidue (come molti programmi cult, dall’Isola dei Famosi a X Factor), il che mi permette di avanzare una proposta che, essendo stato vicedirettore di Raidue, in qualche modo avevo già fatto arrivare ai vertici dell’attuale Rai. E che credo abbia un senso editoriale e culturale per una tv pubblica che deve stare sul mercato senza per questo abbandonare una linea editoriale che impropriamente (ma almeno ci capiamo) definiremmo “sovranista”.

Si tratta di un format sulla falsariga di Pechino Express ma che invece di esplorare regioni a noi lontane permetta di recuperare il senso di ciò che ci appartiene: la strada. Perché dunque non giocare con le antiche strade italiane? Ne abbiamo tantissime e tutte cariche di storia, di cultura, di tradizioni, di economia. Pensate alla martoriata Via Appia, la regina delle vie: un capolavoro di ingegneria civile che permise agli antichi romani di arrivare nei punti e nei porti più strategici. Si tratta di uno dei pezzi italiani sotto la tutela dell’Unesco, per quanto patrimonio immateriale.

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Paolo Rumiz pochi anni fa scrisse un libro che considero una puntuale fotografia, un canovaccio da cui partire per una sfida che potrebbe coinvolgere nella gara persone dello spettacolo, giornalisti, storici, sportivi e chi volete voi. Una via che intreccerebbe pezzi d’Italia da recuperare, da raccontare e che consentirebbe persino riflessioni su come siamo stati “disgraziati” nell’aver lasciato depredare catacombe e altri “pezzi pregiati” eretti lungo questa strada, la prima vera strada. Insomma ci sarebbero tutti gli ingredienti per creare un format ben curato, punto di raccordo tra spettacolo e recupero dell’identità, rispettando non solo lo spirito del contratto di servizio ma, credo, la missione editoriale della Rai in sinergia con il governo. Che bello sarebbe infilarsi nelle piazze di Minturno odi Capua; di ascoltare il suono del vento nella Murgia; o di esibirsi nel teatro di Benevento (città “bestia nera” dell’esercito romano) o ancora di mostrare il magnifico e sconosciuto ai più museo Marta di Taranto coi suoi ori, pezzi unici, e il suo atleta perfettamente conservato.

I concorrenti potrebbero raccontare in chiave pop queste storie, o potrebbero sfidarsi in percorsi che ad un certo punto si smarriscono tra i rovi o si infilano in proprietà private che abbiamo lasciato all’anarchia della predazione. A Taranto, prima colonia di Sparta, si potrebbe replicare qualche prova di quelle estreme che aumentano lo share. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Ho detto dell’Appia perché ne resto affascinato e perché appunto è nota come “regina viarum”. Ma potremmo ripercorrere le vie sacre dei francescani immergendosi nel Medioevo, epoca che non è mai morta come dimostrano i nostri borghi e alcune nostre città. Altro che quiz game, qui entriamo nella grande storia e la raccontiamo. Tanto più che il palinsesto Rai ha autori ben rodati se pensiamo al successo di trasmissioni come Linea Blu o Linea Verde.

Senza nulla togliere al successo di Pechino Express, ma mi sorprende che a nessuno sia venuta in mente una idea che esalti e recuperi un pezzo d’Italia, che abbini spettacolarità e identità, permettendo nello stesso tempo di ridare splendore al patrimonio stradale che fu proprio dei romani e, successivamente, dei pellegrini. Dirigenti Rai, ministro Giuli, società di produzione, accettate questa sfida? Sono certo che il direttore Sechi sarà ben lieto quanto meno di ospitare una vostra lettera, un vostro pensiero, una vostra opinione. Chi ben comincia è già a metà dell’opera...

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