Uno dei casi di cronaca nera che più hanno sconvolto l’Italia sta per diventare una grande produzione televisiva.
Secondo s’apprende, la Rai, in collaborazione con partner europei, starebbe realizzando la miniserie 177 Giorni - Il Rapimento di Farouk Kassam, destinata a ripercorrere una pagina indelebile e toccante della storia recente del Paese.
La miniserie, in tre puntate, è diretta dal regista Carlo Carlei e si girerà a breve in Sardegna sui luoghi del rapimento. I fatti risalgono al 1992, quando il piccolo Farouk Kassam, di appena sette anni, figlio di Fateh Kassam, un noto albergatore della Costa Smeralda e nipote del visir Adjabali Kassam, fu vittima di uno dei sequestri più famosi della storia italiana. Per 177 giorni, il bambino rimase prigioniero in un covo dell’Anonima Sequestri, un incubo che tenne l’intera nazione con il fiato sospeso fino alla sua liberazione, avvenuta dopo il pagamento di un riscatto. La serie è una co-produzione internazionale che vede Bim e Rai Fiction affiancata da colossi come la francese France Télévisions e la tedesca ZDF.
Il rapimento fu orchestrato da Matteo Boe, uno dei più noti esponenti del banditismo sardo. Farouk fu prelevato dalla sua casa e tenuto prigioniero per quasi sei mesi. Durante la prigionia, il bambino subì la mutilazione della parte superiore dell’orecchio sinistro, inviata ai familiari come prova della sua esistenza invita. Questo particolare scosse l’opinione pubblica.
Oggi, Farouk Kassam ha 39 anni, è un imprenditore di successo, proprietario dell’albergo di famiglia “Luci di la Muntagna”. Nonostante il trauma subito, ha costruito una vita tra Roma, Dubai e la sua amata Sardegna.
Qualche anno fa, in un’intervista, Kassam dichiarò: «Non potrò mai perdonare e lo dico senza rabbia, ma con la consapevolezza che non è nelle mie capacità». Il suo rapitore Matteo Boe, infatti, è stato liberato dopo 20 anni. All’Unione Sarda, l’imprenditore ha confidato quale è stato il momento più brutto in assoluto? «Paradossalmente quando mi hanno liberato, perché non avevo capito che era tutto finito. Mi hanno lasciato da solo, seduto su una roccia in piena notte dicendo che qualcuno sarebbe venuto a prendermi. A pensarci ora, non poteva essere peggio di quello che avevo vissuto fino ad allora ma non sapevo cosa mi aspettava. Il taglio dell’orecchio non è stato il momento peggiore quando l’ho vissuto, ho realizzato solo dopo. E poi ci sono state le frustate, quello che mi costringevano a mangiare, il modo in cui dovevo fare i miei bisogni». La sua storia ora sarà raccontata da una serie tv.