Aveva compiuto 89 anni lo scorso 7 giugno, Pippo Baudo. Se n’è andato il giorno dopo Ferragosto, dando il titolo alla prima serata del sabato, in un ospedale di Roma, dove era ricoverato. Il monumento vivente della televisione italiana si è spento tramonto, accompagnato da quella “bonaccia d’agosto” che cantava un altro catanese illustre quanto lui: Franco Battiato. Primo a confermare la notizia lo storico amico e avvocato Giorgio Assumma. Particolarmente affranto anche il maestro Tuccio Musumeci, direttore artistico del Teatro Brancati di Catania e sodale di Pippo da inizio carriera. «Sono devastato dal dolore. Ci conoscevamo da quando eravamo poco più che ragazzini. Sono morto con lui. Ci sentivamo sempre e qualche mese fa l’avevo visto a Catania ma era malmesso perla grave artrite che l’aveva colpito alle gambe», ha raccontato a Libero il grande attore siciliano. Da tempo lontano dagli schermi, senza però aver mai annunciato il ritiro ufficiale, è sempre rimasto massimo il riserbo sulle reali condizioni di salute di Pippo. Anche perché, oltre a una riservatezza che Baudo, tutto sommato, non ricercava nemmeno così ossessivamente, quello che contava davvero era tenere viva la “dinastia” televisiva che vedeva ancora Pippo regnare sul tubo catodico come l’ultimo, davvero l’ultimo superstite tra i grandi conduttori Rai del Novecento. Uno di quelli che la tv, veramente, l’aveva inventata assieme a Mike, Vianello, Corrado, Enzo Tortora. In Rai dagli anni ’60. Padre putativo dei format televisivi che ancora ci rendono orgogliosi di essere telespettatori italiani (da Domenica In a Canzonissima fino a tredici edizioni del Festival di Sanremo). Ieri sera il mesto gran finale. In serenità, come aveva scelto di trascorrere gli ultimi anni, affiancato dai familiari, i figli Alessandro, avuto da Mirella Adinolfi nel 1962 e Tiziana, che è stata sua segretaria e assistente, nata nel 1970 dal suo matrimonio con Angela Lippi. Oltre la famiglia, Dina Minna, assistente fidatissima di una carriera che, in effetti, non si è mai davvero conclusa. UN
PEZZO DI CUORE
La Rai ne ha festeggiato i 60 anni di carriera con Buon Compleanno...Pippo in prima serata su Rai 1 nel 2019 con tutti i suoi colleghi a fargli affettuosamente festa. Quella stessa Rai che oggi lo piange nelle parole dell’ad Giampaolo Rossi che parla con cognizione di «un pezzo di cuore della tv» che se ne va. Col contagocce le ultime apparizioni ma non infrequenti i messaggi, ogni volta che Pippo riteneva utile far sentire la sua opinione. Nello scorso autunno l’ultima uscita pubblica, alla fine del mese di settembre, alla festa nelle campagne pontine, per i 90 anni di Ninni Pingitore. Pippo aveva scelto di non mancare, presentandosi persino in sedia a rotelle, una scelta dettata proprio dal problema al ginocchio che già lo affliggeva. Sempre esclusi problemi di salute più gravi o addirittura malattie neurodegenerative. Pippo ormai ci scherzava su, con la sua ironia tutta siciliana: «Sto benissimo ma queste voci portano fortuna». Del resto i manifesti sulla sua morte erano spuntati più volte. Addirittura nei giorni di uno dei suoi Festival di Sanremo di maggior successo, nel 1996, quasi trent’anni fa, quando il comico napoletano Tonino Faiello si fece beccare nottetempo per le vie sanremesi con un manifesto funebre di cattivissimo gusto nel quale si leggeva «Finalmente.... Pippo Baudo non c’è più». Una provocazione ripresa anche da Striscia La Notizia.
IL RE DI SAN REMO
Pippo, d’altra parte, era l’asso degli assi. E la rinascita dei Festival di Sanremo negli anni 90, dopo il buio delle edizioni in playback degli anni 80, era stato tutto merito suo. Fu esattamente in quegli anni, infatti, che Baudo è diventato definitivamente il portafortuna, la nave scuola per tutti i artistici conduttori -direttori successivi, Amadeus e Carlo Conti compresi. Entrambi definitisi suoi figli artistici. A lui si deve la scoperta e il successo delle più belle voci italiane in circolazione: da Giorgia a Laura Pausini a Eros Ramazzotti, tutte passate per l’Ariston (a partire da Sanremo Giovani) con la controfirma di Pippo Baudo. Bersaglio della satira e del gossip. Il suo amore e il suo matrimonio con la soprano Katia Ricciarelli, durato diciotto anni, dal 1986 al 2004, ha acceso le cronache rosa almeno quanto - negli stessi anni – a metà degli Ottanta il passaggio a Fininvest. Anche lui aveva ceduto alle lusinghe di Berlusconi, salvo poi tornare in Rai anzitempo e dover pagare una penale divenuta, persino quella, un pezzo di storia della tv. La proprietà immobiliare al centro di Roma, sul Colle Palatino, ceduta da Baudo a Fininvest è poi divenuto centro produzione Mediaset, tuttora operativo. Oltre 150 i programmi ai quali Baudo ha lavorato, dalla prima trasmissione, nel 1966 che era Settevoci dove l’epopea di Baudo è ufficialmente iniziata, quasi all’improvviso, per il guasto di una pizza del telefilm Rin Tin Tin, sostituita proprio da quel tentativo di show musicale che i vertici Rai avevano ritenuto «intrasmissibile». Fu così che da allora il cane catodico divenne il portafortuna di Pippo che, in poco tempo, divenne a sua volta Nazionale. Senza cedere mai lo scettro e lasciando un vuoto nelle parole dei colleghi: da Renzo Arbore a Antonella Clerici, da Alba Parietti a Barbara d’Urso fino a Mara Venier che piangono per la scomparsa da tutti definita inattesa.
L’ADDIO DELLA POLITICA
Non sono mancati neppure i ricordi da parte dei vertici politici nazionali. Con la Seconda o Terza Repubblica che si è prostrata deferente a lui che, pur dal palcoscenico, ha sparso con ironia la sua militanza laterale ma potente e soprattutto profondamente democristiana. Una appartenenza mai rinnegata. Che pure lo vide lanciare battute agli indirizzi di Craxi e portare nei suoi sabato sera persino Beppe Grillo sul palco di Fantastico. «Il suo volto e la sua voce hanno accompagnato intere generazioni, regalando emozioni, sorrisi e momenti indimenticabili. Grazie di tutto» ha scritto la premier Giorgia Meloni su X. Intervenuti in ricordo del gigante della tv anche i due vicepremier Matteo Salvini che sempre sui social ha salutato «l’amico di tante serate», mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ne ha elogiato il talento italiano «conosciuto in tutto il mondo». Con Pippo hanno duettato sui grandi palcoscenici anche gli artisti italiani divenuti poi celebri nel mondo. Su tutti il Premio Oscar, Roberto Benigni che prima di arrivare a Los Angeles toccò le parti basse del conduttore. E Dio lo sa quanta fortuna può avergli portato quell’uomo che ha saputo aggirare anche il politically correct, restando sempre padrone della scena. Fino all’ultimo sipario da chiudere che, sulla Baudo-epopea non poteva non calare di sabato sera, in prima serata.