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John Lennon, scatta la censura: rabbia contro il politicamente corretto

Nel nuovo cofanetto non ci sarà "Woman is the nigger of the world" per volere del figlio Sean: un vero autogol
di Leonardo Iannacci giovedì 21 agosto 2025

3' di lettura

John Lennon quest’anno avrebbe compiuto 85 anni se non fosse stato assassinato da un pazzo sotto casa, a New York, l’8 dicembre 1980, ma continua a far parlare di sé. E non solo per l’imminente uscita di Beatles Anthology 4, album con rarità della celebre band in uscita a ottobre, oppure perla sua innegabile esistenza da artista a 360 gradi.

L’occasione è stata la pubblicazione di un cofanetto, l’ennesimo, dal titolo Power to the people che racchiude 123 tracce incise da Lennon solista agli inizi degli Settanta suddivise in 22 dischi. Il box ha il chiaro intento di esplorare e celebrare l’attivismo politico di Lennon e della sua turbolenta moglie Yoko Ono (oggi 92enne), insieme ai loro tributi alla pace e alle proteste non violente di quegli anni. In altre parole le canzoni composte dall’ex Beatle che aveva appena lasciato il gruppo nel 1970 e si era dato con passione socio-politica a un’intensa carriera da artista impegnato.

OPERAZIONE

Ebbene, questa operazione curata da Sean Lennon, ovvero il figlio che John ebbe da Yoko, ha scatenato una ridda di polemiche tra i fan per una ragione che riteniamo risibile: non è stato inserito nel box un brano che fotografa alla perfezione l’impegno lennoniano dell’epoca, ovvero Woman is the nigger of the world, originariamente pubblicato come primo singolo dell’album di Lennon e Ono e della loro Plastic Ono Band Some time in New York City, pubblicato nel 1972.

Premesso che riteniamo questa canzone non certo memorabile e, quindi, non fra le migliori creazioni dell’ex Beatle, la ragione è un’altra. Non sarebbe stata ritenuta politicamente corretta per la parola “nigger” inserita nel titolo. Termine che, in quegli anni, non era ancora considerata inutilizzabile nel gergo di tutti i giorni, sì offensivo ma che Lennon scelse proprio per sottolineare la condizione della donna in molti aspetti della societá, paragonandola allo stato in cui persone di colore si trovavano nell’America razzista. Difatti quello era un titolo di denuncia, nella sua mente, assolutamente femminista.

Lennon, difatti, scelse quel termine in seguito a una frase pronunciata da Yoko Ono il 12 dicembre 1968 divenuta poi il titolo di un’intervista, pubblicata sulla rivista Nova e lanciata con uno strillo nella copertina. La moglie giapponese di John sostenne che le donne erano «il gruppo più oppresso al mondo» e quella frase ispirò il marito per scrivere la canzone incriminata e ora omessa dal nuovo box, scatenando in questi giorni i fan.

Sentite un po’ cosa hanno scritto costoro sul web, chiedendo chiarimenti allo stesso Sean Lennon: «Il nuovo cofanetto sull’era di Some time in New York City è ipocritamente intitolato Power to the people, mail pubblico non può ascoltare il grandioso singolo di quel periodo, la potente Woman is the nigger of the world, esclusa dalla tracklist. Una vera stronzata!». E poi: «L’omissione di questa controversa canzone è un enorme errore» oppure «La parola era già controversa nel 1972, John lo sapeva e fece una scelta. La scelse persino come primo singolo di Some time in New York City». Una situazione surreale: chi ha omesso il brano non ha ragionato sul fatto che la scelta di usare la parola “nigger” voleva soltanto sottolineare e portare alla luce la condizione della donna.

L’omissione della canzone nel nome del folle politically correct ha così ottenuto l’effetto opposto all’originale: ha tolto alle intenzioni di Lennon ogni sua intenzione, fondata a suo tempo sulla denuncia e sulla poeticità della scelta. Di questo, suo figlio Sean deve effettivamente delle spiegazioni.

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