Netflix ha rilasciato ieri il trailer ufficiale e nuove immagini de Il Mostro, la serie tv in 4 episodi diretta da Stefano Sollima, creata da Leonardo Fasoli e Stefano Sollima, che sarà presentata in anteprima Fuori Concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, prima di arrivare sulla piattaforma streaming dal 22 ottobre, in concomitanza con il 10° anniversario dell'arrivo del servizio in Italia. Con queste parole, il regista Stefano Sollima presenta Il Mostro: «L’orrore, per essere davvero raccontato, va attraversato, non aggirato e la storia, per arrivare con chiarezza, senza sposare una tesi, deve cominciare dall’inizio. Riportare con onestà, con rispetto e con rigore deve ancora avere un senso. Non per risolvere, non per capire, ma solo per ricordare. Un modo per restare accanto a chi è rimasto lì, per sempre nella notte». Composta da quattro episodi, la serie ritorna alle origini del caso del Mostro di Firenze, a partire dalla prima indagine, ricostruendo una delle inchieste più lunghe e controverse della storia italiana. .
Un racconto che attraversa documenti, ipotesi e piste ancora oggi oggetto di dibattito, ripercorrendo nel particolare quella nota come “pista sarda”. La serie tv, una produzione The Apartment - società del gruppo Fremantle - e AlterEgo, prodotta da Lorenzo Mieli, Stefano Sollima e Gina Gardini, vede tra i suoi interpreti Marco Bullitta, Valentino Mannias, Francesca Olia, Liliana Bottone, Giacomo Fadda, Antonio Tintis e Giordano Mannu. «In una storia dove i mostri possibili, nel corso del tempo e delle indagini, sono stati molti» recita la sinossi ufficiale rilasciata da Netflix «il nostro racconto esplora proprio loro, i possibili mostri, dal loro punto di vista. Perché il mostro, alla fine, potrebbe essere chiunque».
Con l’espressione “Mostro di Firenze”, in effetti, si è indicato il serial killer (o il presunto tale) che ha terrorizzato tra il 1974 e il 1985 le zone nei dintorni di Firenze, dove appunto sono stati commessi sette duplici omicidi (più un altro correlato nel 1968), sempre a danno di coppie di giovani fidanzati appartati in campagna L’inchiesta degli anni Novanta portò all’accusa per quattro di questi delitti dei cosiddetti “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti (quest’ultimo reo confesso), mentre Pietro Pacciani, condannato in primo grado per i duplici assassini commessi dal 1974 al 1985 ma poi assolto in appello, morì prima di essere sottoposto all’appello.