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Festival di Venezia, l'appello vip: "Schieratevi con i palestinesi"

di Daniele Priori sabato 23 agosto 2025

3' di lettura

Venice4Palestine. Già dal titolo è fin troppo chiara la direzione dello sguardo dei tanti protagonisti del mondo del cinema e dello spettacolo in genere che sul loro carrozzone griffato pro Pal hanno deciso di invitare l’intera Biennale veneziana. In barba ovviamente a ogni idea di pluralismo che dovrebbe essere invece il sale non solo della democrazia ma (forse anche di più...) pure nel mondo dell’arte. A quanto pare, però, non è così.

Gli artisti vip, infatti, hanno scelto di firmare una lettera aperta attraverso la quale mandare la loro chiara esortazione alle istituzioni del cinema, dell’arte, della cultura e della formazione affinché mostrino maggiore coraggio e chiarezza nella condanna di quello che loro, ovviamente, continuano a definire inequivocabilmente «genocidio in corso a Gaza» oltre alla «pulizia etnica in tutta la Palestina per mano del governo e dell’esercito israeliani». Centinaia le firme.

Le prime, ovviamente, sono quelle dei maître à penser del grande schermo: Marco Bellocchio, Laura Morante, Abel Ferrara, Alba e Alice Rohrwacher, Toni e Peppe Servillo, Matteo Garrone, Valeria Golino, Fiorella Mannoia, Barbora Bobulova, Mario Martone, Pappi Corsicato, Luciana Castellina, Anna Ferzetti, Pietro Marcello, Damiano e Fabio D'Innocenzo, Lunetta Savino Leonardo Di Costanzo, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Susanna Nicchiarelli, Massimiliano Gallo, Pietro Sermonti, Paola Turci, Carolina Crescentini.

Non è solo un appello formale quello dei grandi nomi ma anche una richiesta dettagliata ai vertici della Biennale. Nella lettera, infatti, fa particolare clamore la richiesta da parte degli artisti «di spazi e occasioni per promuovere iniziative sulla Palestina nel corso di tutto il festival» che diano un seguito anche alla mobilitazione del 30 agosto, affinché la Mostra «non sia una triste e vacua vetrina ma colga invece l’occasione di tornare a essere spazio di confronto, partecipazione attiva e di resistenza, come avvenuto in passato».

«Il carico è troppo per continuare a vivere come prima» prosegue la lettera aperta. «Da quasi due anni a questa parte ci giungono immagini inequivocabili dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Assistiamo, increduli e impotenti, allo strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessuno potrà mai dire: “Io non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Eppure, mentre si accendono i riflettori sulla Mostra del Cinema di Venezia, rischiamo di vivere l’ennesimo grande evento impermeabile a tale tragedia umana, civile e politica. Lo spettacolo deve continuare, ci viene detto, esortandoci a distogliere lo sguardo - come se il “mondo del cinema” non avesse a che fare con il “mondo reale”».

La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica invece, a giudizio degli artisti firmatari «dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica». Tutto questo purché la presa di posizione sia nella direzione cara alla coscienza critica loro, ovviamente. Per questo i magnifici artisti Pro Pal credono che «per una volta lo spettacolo, almeno per qualche momento, debba fermarsi, interrompere il flusso di indifferenza, aprire un varco alla consapevolezza» di fatti raccontati a senso unico da uffici stampa e media vicini a Hamas.

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