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Il Castello dell'Infinito: un film giapponese domina il mondo

di Emilano Dal Toso venerdì 19 settembre 2025

3' di lettura

Molti lettori di Libero, comprensibilmente, non sanno di cosa si tratti. Non è una colpa: Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba - Il Castello dell’Infinito non è un kolossal americano né un film europeo, ma un anime giapponese. In parole povere: un cartone animato. Eppure è oggi il titolo che domina le classifiche mondiali, Italia inclusa, lasciandosi alle spalle i giganti di Hollywood.

I numeri sono chiari. Negli Stati Uniti il film ha incassato 70 milioni di dollari nel weekend, con una media record di oltre 21 mila dollari a sala: miglior apertura di sempre per un anime. In Giappone ha già superato i 200 milioni, entrando nella top 3 degli incassi di tutti i tempi. Nel mondo ha toccato quota 353 milioni. Da noi, al debutto, ha conquistato il primo posto al box office con 2,6 milioni di euro, 810 mila euro in un solo giorno e quasi 100 mila spettatori. Un trionfo che non nasce dal nulla. Demon Slayer è prima di tutto un manga, firmato da Koyoharu Gotouge, diventato un caso editoriale. L’anime televisivo ha fatto il resto, conquistando milioni di fan grazie allo streaming su Netflix, Prime Video e Crunchyroll. Già nel 2020 il film Il treno Mugen aveva sbancato i botteghini, aprendo la strada a un fenomeno globale che oggi si conferma inarrestabile.

Ma di cosa parla Il Castello dell’Infinito? È il primo capitolo della trilogia conclusiva: Tanjiro e i suoi compagni, spadaccini incaricati di difendere l’umanità, affrontano l’imminente guerra contro Muzan, il signore dei demoni. Dopo una stagione televisiva più statica, il film entra subito nel vivo: i protagonisti sono catapultati in una dimensione parallela, dove li attendono battaglie serrate e scontri spettacolari. Non serve essere appassionati per capire il motivo del successo: ritmo, azione e qualità visiva sono da blockbuster a tutti gli effetti.

Il punto, però, è un altro: mentre all’estero il fenomeno è sostenuto da campagne, eventi e strategie coordinate, in Italia il sistema mostra tutti i suoi limiti. L’editore che pubblica Demon Slayer non ha organizzato praticamente nulla: né iniziative, né comunicati, né sinergie con la distribuzione. Ci si è affidati esclusivamente al passaparola dei fan, mentre in Giappone e negli Usa doppiatori e attori animavano première e social network. Ridurre Demon Slayer a una moda passeggera sarebbe un errore. È la prova che gran parte del pubblico che va al cinema è pronto per un’offerta più coraggiosa di cinema d’animazione. E forse non soltanto. Ma senza una strategia condivisa il rischio è sempre lo stesso: grandi numeri al debutto, entusiasmo per pochi giorni e poi il silenzio. Una festa interrotta a metà.

Il trionfo di Demon Slayer lancia un messaggio preciso: se un “cartone giapponese” riesce a battere i colossi americani e i film italiani, il problema non è certo il pubblico. Il problema, semmai, è un mercato italiano che continua a muoversi con provincialismo e scarsa visione. Gli spettatori, intanto, fanno le loro scelte. Ora tocca a chi promuove e distribuisce decidere se restare indietro o salire sul treno in corsa.

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