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Tiziana Pini: "Agnelli usava le posate d’oro e Sordi ci provò con eleganza. Mollai tutto per i miei genitori"

di Alessandro Dell'Orto domenica 21 dicembre 2025

11' di lettura

Tiziana Pini ha 67 anni e fa la consulente immobiliare («Ho sempre tenuto una professione alternativa») da quando, a fine Anni ’90, ha lasciato il cinema e il mondo dello spettacolo per accudire i genitori («Li ho accompagnati in un lungo e doloroso viaggio fino alla fine»).

Una scelta d’amore che rifarebbe, anche se alle spalle ha lasciato una brillante carriera, soldi e fama: ha lavorato con Macario, condotto due volte il “Festival di Sanremo” ed è entrata nei cuori degli italiani recitando - tra i tanti film ne “Una gita scolastica” di Pupi Avati, ne “In viaggio con papà” con Verdone e Sordi e ne “7 chili in 7 giorni” con Verdone e Pozzetto.

 Tiziana Pini, come si vive a “Milano 3”? 
«La chiamano il “Bronx” di Berlusconi, ma a me piace: qui ci abito dal 1987 e ci lavoro».
Di cosa si occupa? 
«Collaboro con un’amica che è agente immobiliare, sono la sua consulente per le acquisizioni e gestisco le pubbliche relazioni».
Lo fa da molto tempo? 
«Trent’anni: mi sono sempre tenuta un’attività alternativa allo spettacolo».
Quando tratta case, i clienti la riconoscono? 
«L’aspetto più sorprendente è che succede anche con ragazzi giovani. Gli uomini adulti, invece mi fanno mille complimenti, a volte anche un po’ esagerati: sa, c’è spesso un secondo fine...».
Ma lei è impegnata in questo momento? 
«Sono felicemente single e sto bene con Aiko e Chloe, che amo alla follia».
Chi sono? 
«Un cane razza Akita Inu e un gatto British Shorthair. Sono la mia vita attuale».
Noi invece facciamo un salto nel passato e ripartiamo dall’inizio, dalla piccola Tiziana. 
«Nasco a Sanremo il 13 agosto 1958, papà Enrico è funzionario delle ferrovie e mamma Lucia è estetista».
Figlia unica? 
«Sì e sono un maschiaccio». 
In che senso? 
«Niente bambole, preferisco giocare con cerbottana e fionda e poi allenarmi a judo e karate».
Urca. 
«Finché mia madre, forse preoccupata, decide di iscrivermi a una scuola di danza, che frequento parallelamente al liceo artistico».
E lì cambia? 
«Mi innamoro delle gemelle Kessler, che ballano con quelle gambe strepitose, e inizio a scoprire la mia femminilità».
Si piace da ragazza? 
«Sono molto carina, ma non me ne rendo conto».
Primo fidanzatino? 
«Valerio ha 19 anni - io ne ho 16 - ed è bellissimo. Ma la storia dura poco perché è nell’aeronautica e viene trasferito».
Raccontava della danza: è grazie al ballo che entra nel mondo dello spettacolo? 
«No, grazie a un amico che mi presenta Macario».
Come è il primo incontro? 
«Vado a teatro accompagnata dai miei genitori e, finito lo spettacolo, scendiamo nei camerini. Quando mi vede resta colpito: ho 18 anni, sono alta e ho pure i tacchi. “Ho visto in te una delle mie donnine”, mi confesserà più avanti».
Cosa le dice, invece, in quell’occasione? 
«È diretto: “Tiziana, ti piacerebbe diventare attrice”? A me non sembra vero e balbetto un “magari”, mentre mia madre ha quasi un mancamento».
Non è d’accordo? 
«No. Macario ci invita a pranzo il giorno dopo e mamma, nell’attesa, mi fa una testa cosi: “Mi raccomando, non fare stupidaggini e non metterci in difficoltà”».
Come va a finire? 
«Che Macario si presenta subito con un copione in mano: “Tienilo per 15 giorni e poi dammi una risposta”».
Che ovviamente è un “sì”. 
«Andiamo in tournée per sei mesi con lo spettacolo “Medico, si fa per dire”: io ho due ruoli e apro la scena iniziale».
Senza aver mai fatto nessuna scuola di teatro? 
«Zero, lui è uno che ama le sfide e io sono un po’ incosciente. Sono grezza, rigida, da plasmare e Macario, inizialmente, è molto duro».
Cosa fa? 
«Per quasi un mese, otto ore al giorno, mi fa ripetere la stessa frase. Fin quando, ad un certo punto, esplodo e scappo a piangere in bagno: “Voi siete matti, io questo lavoro non lo voglio fare. Torno a casa a Ventimiglia, cercatevi qualcun’altra”».
E Macario? 
«Mi calma: “Tiziana, questo sfogo ero ciò che volevo”. Da quel momento inizia un percorso bellissimo e il nostro rapporto diventa fantastico».
L’esordio lo ricorda? 
«La prima è in programma a Torino, sono serena e va tutto da Dio, ma...».
...nella seconda serata qualcosa non funziona: è un grande classico. 
«Sono sola in scena per l’apertura, dico le prime battute del monologo e mi viene un vuoto di memoria. Panico. Riprovo, ma mi blocco ancora. A quel punto mi volto verso le quinte e, con gli occhi sgranati, cerco il suggeritore».
Come la risolvete? 
«Lui si mette addosso un telo di velluto come fosse un mantello ed entra in scena recitando alcune miei frasi. Così riparto e finisco il monologo. Poi, però...».
Che accade? 
«Torno dietro le quinte guardi, mi viene la pelle d’oca ancora adesso ripensandoci e mi nascondo per paura della reazione di Macario, che è severo. Lui invece mi viene incontro e mi prende le mani: “Tiziana, ora respira e rilassati. Capita a tutti, anche a me che recito da una vita».
Poi non sbaglia più? 
«Per fortuna no e, finita la tournée, Macario mi dice: “Sei stata la mia più grande soddisfazione, ti porto in tv”».
Così si ritrova a “Macario più” su Rai 1. 
«Sei puntate nelle quali, oltre a recitare, faccio gli intermezzi con lui per presentare gli ospiti».
E diventa popolarissima. 
«Quando esco di casa tutti mi salutano ed è bello, ma anche scioccante».
Perché? 
«Vengo perseguitata da uno stalker che mi segue ovunque e vado nel panico: ho solo 22 anni e non sono preparata. Per fortuna, dopo un po’, i carabinieri lo bloccano».
Nel frattempo, in quegli anni, fa anche la valletta a Sanremo 1976. 
«Mentre poso perla “Domenica del Corriere” il fotografo dice: “Sai che Mike Bongiorno cerca una ragazza per la tv?”. Allora partecipo alle selezioni e proprio Mike mi presenta Guardabassi, il conduttore del Festival, che mi offre il posto da valletta».
Scusi, ma la selezione con Mike come va? 
«Arrivo in finale, ma scelgono un’altra».
Perché lei è alta? 
«Come lo sa?».
Sul settimanale “Il Monello” di quei tempi, in un’intervista, racconta: “Mike mi ha scartata, vicino a me sembrava troppo basso”. 
«Vero».
Torniamo al Festival. 
«La prima sera tremo per l’emozione, anche se noi vallette, in realtà, facciamo solo le belle statuine. Però conosco artisti incredibili come Domenico Modugno, che ha un’energia pazzesca, e Sandro Giacobbe, bello come il sole».
Con Sanremo la sua fama aumenta, è sempre più amata e desiderata. Anche perché, nel 1979, posa per l’edizione italiana di “Playboy”. Ha uno sguardo perplesso... 
«Un giorno vado in edicola e, vedendo casualmente la copertina del mensile, mi si rizzano i capelli».
Perché? 
«Le foto vengono pubblicate senza il mio permesso. Mia madre mi chiama arrabbiatissima: “Sei pazza? Non posso più uscire di casa. Non ti abbiamo insegnato questo”».
Un bel pasticcio. 
«Sono il personaggio del momento e mi ritrovo i fotografi sotto casa che mi spiano col teleobiettivo, la situazione è allucinante e sono costretta a farmi ospitare da amici».
Quelle di “Playboy” sono foto di nudo totale? 
«No, resto in slip e vengo ripresa di profilo, oppure con una sciarpetta che copre il seno. Alla fine, vista la scorrettezza, faccio causa al mensile e vinco».
Nello stesso anno pubblica anche un disco. 
«Sono fidanzata con il cantautore Oscar Prudente e conosco Bruno Lauzi: come esperimento incido il 45 giri “In paradiso e torno”, ma non è un gran successo».
Tiziana, siamo arrivati al 1982. E al film che la lancia anche nel grande cinema: “In viaggio con papà”, pellicola cult con Sordi e Verdone. 
«Partecipo al provino a Punta Ala, quando già stanno girando, e tra le candidate c’è pure Serena Grandi».
Però scelgono lei. Come è l’impatto con Sordi? 
«...».
Le fa delle avance? 
«Sì, ma in modo elegantissimo e non volgare. Io rifiuto e gli faccio un discorso chiaro: “Senta, lei è Sordi, io sono una sconosciuta che si affaccia al mondo del cinema e che vorrebbe andare avanti. Lei per questo “no” mi può distruggere quando vuole: la prego, non lo faccia”. Lui mi prende la mano e, teneramente, risponde: “Non ti preoccupare”».
Poi è di parola? 
«Assolutamente. Anzi, da quel momento, quando c’è l’occasione, mi presenta attori o grandi registi come Scola e Monicelli».
Mai pentita di quel rifiuto? 
«Non sono mai stata da storielle e non ho mai voluto mescolare i rapporti privati con la professione».
Che ricordo ha, invece, del Sordi attore? 
«È strepitoso, durante le riprese lo osservo e mi accorgo che fa tutto con naturalezza, per lui è tutto semplice».
E Verdone? 
«Con lui c’è subito grande sintonia, anche perché l’ambiente è bellissimo, ci divertiamo e la sera si va a cena tutti insieme».
Tiziana, sta ridendo. 
«Una volta siamo in tantissimi, più del solito, perché ci sono anche quelli dello staff. Ad un certo punto Sordi si alza: “Magnate, magnate che stasera siete ospiti miei”».
Ops, non si è sempre detto che fosse un po’ tirchio? 
«Appunto. Poi, però, gli arriva una telefonata e risponde: “Stiamo finendo, passa qui per il caffè”. È il produttore, che ci raggiunge proprio mentre ci stiamo alzando e Sordi, con grande tempismo, gli fa un cenno: “Qui ci pensi tu, vero?”».
Meraviglioso. Nel 1983, invece, lei recita ne “Una gita scolastica” per la regia di Pupi Avati. 
«Lo conosco sette anni prima perché faccio una comparsata in “Bordella”, dove tra i protagonisti c’è Gigi Proietti: grande attore e grande uomo. Ecco, con lui sì che avrei rischiato di mischiare lavoro e vita privata...».
Dicevamo di “Una gita scolastica”. 
«Giriamo a Porretta Terme, provincia di Bologna, e i trenta ragazzi che interpretano gli scolari stanno in una colonia estiva, mentre noi protagonisti alloggiamo in hotel. Avati è rigidissimo e dopo cena ci manda a letto presto: io saluto, fingo di chiamare l’ascensore e poi, anziché salire in camera, prendo l’auto e raggiungo gli altri. E ci si diverte fino a tardi con falò, chitarra, balli».
Mai scoperta? 
«Avati non l’ha mai saputo».
Un ricordo di Carlo Delle Piane? 
«Una sera ci convocano improvvisamente nella sala trucco e io ci vado in accappatoio perché sono appena uscita dalla doccia. Ci annunciano che “il film andrà a Venezia al Festival del Cinema”e si festeggia. Io, d’istinto, corro incontro a Carlo per abbracciarlo, ma all’ultimo momento mi ricordo che è super igienista».
In che senso? 
«Se gli davi la mano se la lavava subito, se gli accarezzavi la spalla se la puliva con l’acqua».
Fa in tempo a fermarsi? 
«Sì, ma lui sorride: “Vai tranquilla, che hai appena fatto la doccia e tra poco la faccio anche io”».
Nel 1984 torna a Sanremo: il conduttore è Pippo Baudo. 
«Un vulcano di idee, ma è sempre presissimo e c’è poco tempo per conoscerci. A lui non serve la scaletta, sa tutto di tutti e presenta a braccio».
Quella edizione ha grandi ospiti internazionali. 
«Io, maschiaccio con animo rock, non capisco più niente quando vedo i Queen e incontro di persona Freddy Mercury: è minuto, ma con grande fascino e personalità. In ascensore, invece, mi ritrovo a tu per tu con Paul Young: “Ciao”, gli dico mentre lo fisso facendogli una radiografia. Gran bel ragazzo».
Torniamo al cinema. Nel 1986 recita in un altro film iconico: “7 chili in 7 giorni”. 
«Io, a dieta da sempre, fuori dal set bevo tisane ed evito attentamente i cestini con le merende. Sora Lella ogni volta mi guarda con compassione: “Stai proprio messa male...”».
Gli altri mangiano? 
«Gli attori, tutti sovrappeso, si abbuffano regolarmente: il clou è quando, un giorno, Sora Lella tira fuori un pentolone e si mette a cucinare amatriciana per tutti. Ed è una festa».
Lei ha lavorato anche con Comencini in “Buon Natale... buon anno”. 
«Regista esigente, ma in quel momento ha qualche problema di salute e quando parla non è chiarissimo: io, per non ferirlo, dico sempre di aver capito. Poi, però, sbaglio e lui si arrabbia».
Tiziana, a fine Anni ’90 la sua carriera ha un’insolita frenata. Come mai? 
«Ci sono pochi ruoli per le quarantenni e non posso fare la “bellona” a vita. Così mi dedico un po’ al teatro e poi faccio una scelta di vita».
Leva di parlarne? 
«Papà e mamma si ammalano e decido di occuparmi di loro: è un percorso lungo e difficile e li accompagno fino alla cremazione, nel 2009 e nel 2019».
Nel frattempo lavora? 
«Prima gestisco per sei anni la “Spa Ferré Milano” e poi divento consulente immobiliare, con una parentesi come responsabile commerciale dello Sporting proprio qui a “Milano 3”».
Che ricordo ha dello stilista Gianfranco Ferré? 
«In quel periodo mi chiama “principessa” perché porto un cerchietto di perline: ha grande fiducia in me e mi lascia carta bianca. La Spa è un successo e vengono regolarmente grandi personaggi».
Tipo? 
«Montezemolo, che io conosco attraverso Gianni Agnelli».
Scusi, e l’Avvocato, invece, come lo conosce? 
«Negli anni in cui recito con Macario, spesso, vado con gli amici a ballare al “Jimmy’z” a Montecarlo. Una sera misi avvicina la nipote di Agnelli: “Mio zio vorrebbe incontrarla”, e mi porta al tavolo privato dove, ovviamente, si beve champagne».
Urca e poi? 
«Ci presentiamo, gli dico che andrò a Torino per lo spettacolo e mi lascia il suo numero privato».
Vi vedete? 
«Mi invita a Villa Frescot a San Vito, mi fa venire a prendere da un autista e a cena ci sono anche Montezemolo con la sua prima moglie. Quando ci mettiamo a tavola, però, non so cosa fare».
Perché? 
«Non conosco le regole del bon ton e mi ritrovo davanti un’infinità di posate d’oro, oltre a una ciotola che non capisco se serva per lavarsi le mani o sia un consommé da bere».
Come fa? 
«Ogni volta che, galantemente, mi dicono “Prego” invento qualcosa per prendere tempo e copiare quello che fanno gli altri».
La villa come è? 
«Pazzesca. Quando Agnelli mi fa visitare la sua camera resto senza fiato: ci sono un immenso letto a baldacchino, una collezione di orologi dal valore inestimabile e, alla parete, una serie di quadri - tipo Renoir o Matisse - che io, fino a quel momento, ho visto solo sui libri di scuola».
Tiziana, la domanda è scomoda, ma inevitabile: tra voi succede qualcosa? 
«Lui non mi sfiora nemmeno, anche se forse lo vorrebbe, e io - pur ammirando il suo grande charme - non ci penso perché in quel momento sono felicemente fidanzata».
Siamo alle ultime domande veloci. 1) Rapporto con la religione? 
«Credo che ci sia un’entità superiore, ma in chiesa ci vado solo quando è vuota».
2) Le manca il mondo dello spettacolo? 
«Il teatro no, ma se mi proponessero qualcosa in tv o al cinema ci penserei».
3) Rapporto con il sesso? 
«Non ho un fidanzato e non ne sento la necessità».
4) Ha mai rifiutato qualche film? 
«Certo, ho detto anche dei “no”. A chi? A Tinto Brass, per esempio, anche se è stato un signore».
5) Qualcuno che vorrebbe riabbracciare? 
«Oltre ai miei parenti, Giorgio Faletti, che mi piaceva come scrittore e come persona, e Luca Salvadori, il figlio di un mio fidanzato, che lo scorso anno è mancato a 32 anni in un incidente in moto». Ultimissima domanda: ha un sogno? 
«Vorrei creare un allevamento o un rifugio per animali».

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