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Bruno Vespa, la nuova striscia dopo il Tg1: cambia tutto

di Francesco Storace venerdì 17 febbraio 2023

Bruno Vespa

3' di lettura

Sono giornate ad alta tensione quelle che trascorrono all’interno della Rai, a partire dal girone dantesco di viale Mazzini. Ieri si è svolto il cda e ormai volano gli stracci. Il racconto di chi ha ascoltato è eloquente: «Grande litigata», perché Carlo Fuortes, ad, continua a pensare che nulla sia cambiato. Il numero uno della Rai procede illudendosi di accontentare Tizio o Caio: la notizia principale di ieri è stata la decisione di reclutare Bruno Vespa anche per una striscia quotidiana di informazione dopo il Tg1, che certo non aiuterà il Tg2, che già deve soffrire la concorrenza della trasmissione di Damilano su Raitre. Si vogliono bene...

Si chiamerà “Cinque minuti” e partirà dal 27 febbraio. Si riprende così il titolo di vecchia rubrica del Tg1 che però andava in coda all’edizione delle ore 13.30 del telegiornale della rete ammiraglia. E Porta a Porta? L’appuntamento di seconda serata di Rai 1 in onda dal martedì al giovedì, conserverà le tre puntate settimanali. Davvero molto si è discusso anche su Sanremo, dove si è registrata persino una mancata monetizzazione pubblicitaria da Instagram, per l’uso privato che si è fatto rispetto ad un evento pubblico della Rai come la kermesse canora. Ancora su Sanremo, all’ad si è chiesto conto di tutto il baccano che è stato provocato, persino col messaggio di Zelensky da Kiev letto a tardissima notte. E poi, i compensi previsti da ciascun contratto per i relativi protagonisti. La pace è finita, pare di capire.

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DESTINO SEGNATO

E ormai tutto lascia pensare che la decisione di liberarsi del capo azienda sia stata presa. Probabilmente si chiederanno le sue dimissioni aiutandolo a trovare una collocazione esterna. Se ovviamente Fuortes si deciderà a manifestare disponibilità all’avvicendamento. Altrimenti si procederà diversamente. Non ci sono solo i partiti di governo a pretendere cambiamento nel servizio pubblico radiotv. Anche i Cinque stelle e lo stesso rappresentante dei lavoratori in cda non sono più disponibili a coprire Fuortes e i prossimi appuntamenti, a partire dal piano industriale, potrebbero essere fatali all’ad. Ieri è intervenuto con una certa energia anche Antonio Tajani, che è vicepremier e coordinatore di Forza Italia, oltre che ministro degli esteri. Le sue parole non sono state esattamente una carezza per la Rai. Fare nomine in Rai, cominciare a occupare i luoghi fondamentali del potere? «Non si tratta di occupare, ma di rinnovare i vertici di tante aziende. Per la Rai si a L’aria vedrà», ha affermato che tira su La7.

Quanto alle polemiche su Sanremo, Tajani ha detto di «non condividere certe scene, soprattutto in prima fascia e che si potrebbero evitare». «Si possono dire alcune cose senza essere volgari, non c’è stato solo il bacio (fra Rosa Chemical e Fezez)... io a quel punto ho preferito cambiare canale. È un disvalore presentare in maniera volgare alcune posizioni. Rispetto tutti" ma non "la volgarità, soprattutto nella rete più importante del nostro Paese, con un canone che pagano tutti i cittadini italiani».

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ARROCCATI

Il che suona come ennesimo epitaffio per l’azienda. Che comunque continua a vedere arroccati solo alcuni dei soggetti dei piani alti di viale Mazzini, come la consigliera Francesca Bria, voluta dal Pd in Cda, che dalle colonne di Repubblica non ha temuto di provocare ilarità diffuso dicendo che «rimuovere i vertici sarebbe una forzatura». A tornare sull’argomento è ancora Matteo Salvini: «Una cosa su cui ragionare sarà la Rai, quanto costa agli italiani, sull'opportunità di togliere il canone dalla bolletta della luce, pensare se la Tv pubblica non possa essere gratis senza gravare sul portafoglio dei cittadini. Mediaset va in onda senza chiedere un euro, anche la Rai potrebbe sforzarsi di fare altrettanto». E ha aggiunto: «Se hanno provato a usare il festival di Sanremo per avvantaggiare la sinistra hanno sbagliato clamorosamente, visto che nel Lazio e in Lombardia gli italiani hanno votato in maniera completamente opposta a quello che auspicava Fedez». 

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