In fondo poteva andare peggio a David Parenzo. Poteva piovere. A L’aria che tira su La7 la mattinata è di quelle tese come il momento storico. E all’improvviso, sul conduttore, piove la più brutale delle reprimende: «Non banalizzi, che dà notizie drammatiche». In studio si parla dell’Iran, con l’attacco americano nella notte tra sabato e domenica alle tre centrali nucleari della Repubblica islamica. Una missione, denominata “Midnight Hammer” (il martello di mezzanotte) che potrebbe cambiare il corso della storia e che la redazione del programma sintetizza con un titolo, «Trump entra nella Terza guerra mondiale a pezzi»: il tono è tanto enfatico quanto inquietante. Ha appena finito di parlare Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia e collega di Tajani da tanti anni. Non solo compagno di partito, scopriamo grazie al buon David.
«Abbiamo Tajani in diretta», annuncia il conduttore lasciando gli ultimi secondi di intervento a Gasparri: «Si ricorda di quando Ronald Reagan bombardò Gheddafi dal golfo della Sirte? - domanda l’ex ministro riferendosi allo scontro bellico tra Stati Uniti e libici del 1981 Bene, Trump finalmente ha fatto l’americano». «Non volevo toglierle la parola - lo interrompe il padrone di casa - ma c’è il suo compagno di liceo, giusto? Diamo anche questa notizia, era al liceo con Gasparri, liceo classico. Dove eravate voi?», «Al Tasso», «Liceo classico Tasso...», «Però non banalizzi- lo rimbrotta il senatore -, sta dando notizie drammatiche...». «No, dico solo un dato», si difende il giornalista con il suo ospite che un po’ lo sfotte e un po’ se la ride: «Ah lo fa solo per intrattenere».
Il collegamento può iniziare, ma il tempismo non è dei migliori: mentre andavano in onda le schermaglie Parenzo-Gasparri, infatti, il capo della Farnesina ha appena finito di fornire una risposta sulla crisi per poi ammutolirsi. «Sentiamo il ministro Tajani», annuncia Parenzo. Seguono rumori indistinti. «Sentiamo le domande, sta al Consiglio europeo e quindi...». La spiegazione del conduttore non migliora la situazione: voci in sottofondo, con Tajani muto ad ascoltare e i telespettatori a casa a tendere l’orecchio per intercettare qualcosa. Missione impossibile. Lunghi secondi di imbarazzo: «Non riusciamo a sentire, domande più lunghe delle risposte, come insegna il direttore Molinari in genere... Quello è un comizio», quasi si scusa David