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Otto e mezzo, "ho temuto per le sue 18 ernie": Scanzi tocca il fondo

giovedì 20 novembre 2025

2' di lettura

Quando si parla di Giorgia Meloni, nei salottini del talk di La7, la musica è sempre un po’ stonata. E la cosa singolare è che il “processo” al governo, più che legittimo, in genere parte sempre con una condanna anticipata. Prendiamo Otto e mezzo.

Lilli Gruber fa gli onori di casa lanciandosi in una sentenza tombale: quello della premier è stato «un gesto non da presidente del Consiglio e non da politico serio». Si parla del «chi non salta è comunista è», il coretto con balletto goliardico di cui si sono resi protagonisti i leader del centrodestra riuniti venerdì scorso al comizio di Napoli.

Il parterre di ospiti è schieratissimo. Andrea Scanzi la ascolta in collegamento e si esibisce in una smorfia di disgusto che è tutto un programma. Più o meno la stessa reazione di Mariolina Sattanino, Alessandro De Angelis e pure Manuel Agnelli.

«A un certo punto al grido di Chi non salta comunista è zompettava su un palco... Questo evidentemente piace al suo elettorato», chiosa la conduttrice. «Piace eccome - conferma la penna del Fatto quotidiano -, altrimenti non lo farebbe.

Da un punto di vista etico ed estetico quello che si è visto su quel palco è stato uno dei punti più bassi nella storia recente, una cafonata gigantesca e peraltro ho anche temuto per Tajani, ho pensato che gli sarebbero partite 18 ernie. Quindi spero che stia bene dopo quei convulsi».

Quindi Scanzi si fa più serio e velenoso: «Io avverto la stessa sensazione che avevo ai tempi di Berlusconi. Se ve lo ricordate, quando Berlusconi faceva determinate cose cafone, grevi, orride, le barzellette, le battutacce a Michelle Obama, le corna davanti alla Regina d'Inghilterra, noi ci scandalizavamo ma il suo elettorato lo trovava simpatico, guitto, buffo. Siamo di fronte alla stessa cosa poiché Meloni, Tajani, Lupi e Salvini sono tutti figli e nipoti di Berlusconi, siamo ancora dentro al berlusconismo, il melonismo è una depravazione del berlusconismo e non ha nulla di nuovo». E Agnelli? «Dopo tre anni, le piace il governo Meloni», domanda Lilli. «No - replica il musicista milanese, leader degli Afterhours e guru pop del rock alternativo italiano -, da nessun punto di vista».

Scanzi contro Meloni e Tajani, guarda qui il video di Otto e mezzo su La7

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