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Fabio Fognini, dopo Montecarlo come si è riempito il carro: da fesso ora è un esempio

di Gino Coala domenica 28 aprile 2019

2' di lettura

Fino a una settimana fa (non un' era geologica, una settimana) quando dicevi «Fognini Fabio» ti rispondevano due cose: 1) È scemo. 2) Il tennis italiano? Non esiste. Sette giorni dopo è cambiata l' aria che pare di essere in Trentino, merito dello "scemo", tra l' altro. Fognini vince l' Atp Masters 1000 di Monte Carlo e in un attimo - complice la Pasqua senza calcio e motori - trasforma tutti noi in esperti di palline, let, terre rosse e perfino di meteorologia («Il vento nel Principato è insidioso perché spira da sud-sud-ovest»). E se prima l' azzurro era un incompiuto, uno da cui stare alla larga, il cattivo esempio, quello che «si è buttato via perché ha la testa di legno», oggi è l' eroe perfetto per brillare di luce riflessa e, quindi, tutti lo celebrano: politici, pensatori, amici che non c' erano e ora ci sono, esperti che lo detestavano e ora non lo detestano ma intimamente sperano che toppi al più presto per tornare a detestarlo ancora («Monte Carlo è stato un caso, se uno nasce tondo non muore quadrato...»). E in effetti è così: Fognini non vincerà mai il «premio Madre Teresa» per la pazienza e ben presto tornerà a spaccare racchette, ma questo non significa nulla, così come è parecchio inutile insistere con la tiritera del «se avesse avuto un' altra testa sarebbe tra i primi 5 al mondo» che conta come il 2 a briscola perché «se avesse avuto un' altra testa», semplicemente, non sarebbe stato Fognini Fabio. E niente, siam qui da 48 ore a celebrare un tennista col carattere complicato e una fastidiosa carta d' identità (32 anni), ma anche un professionista con i controcazzi che da 20 anni tira palline «dall' altra parte» e oggi si gode il suo momento. La classifica dice che è a un passo dalla Top 10 (gli basterebbe fare un bel percorso a Barcellona), ma l' infortunio alla coscia, sommato al problema cronico alla caviglia, rischia di fargli saltare il torneo spagnolo e - di conseguenza - il treno per la gloria eterna. Vedremo, ma senza ansia. Di sicuro la settimana trionfale di Fognini invita tutti noi criticoni a una riflessione. Difendiamo i nostri campioni, quando vincono, ovvio, ma soprattutto quando si incazzano e fan figure barbine: alla lunga quelli, i campioni, ti ripagano sempre. di Fabrizio Biasin

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