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Luciano Moggi: occhio Juve, il vero pericolo è Carlo Ancelotti. La Champions è casa sua

di Andrea Tempestini domenica 17 maggio 2015

3' di lettura

Mettiamo da parte la serie A dove il titolo è assegnato da tempo, dove - a meno di terremoti - il Cagliari seguirà in B Cesena e Parma, dove la lotta per il 2° posto tra Roma e Lazio si protrarrà sino alla fine, considerando anche che il Napoli sta facendo il possibile per non dar loro fastidio. Restano da definire i posti in E-League (favorite Fiorentina e Samp), ma questo è il momento di parlare di Champions. Il Barça è atteso dal Bayern per il ritorno della semifinale, dopo il secco 3-0 sull’ex Guardiola, ma soprattutto domani la Juve sarà ospite al Bernabeu di un Real battuto a Torino con un 2-1 che non lascia tranquillo chi vuol bene al calcio italiano e alla Signora. Facile il pronostico in favore degli spagnoli sui tedeschi, meno agevole immaginare chi andrà in finale tra Juve e Real, soprattutto dopo aver visto Ancelotti pareggiare sabato contro il forte Valencia (2-2 dopo lo 0-2), mentre la Juve si esibiva in poco più di un allenamento contro il Cagliari e ritrovava Pogba. Un incontro spettacolo, a Madrid, un Real sfortunato per aver colpito tre pali e sbagliato un penalty con Ronaldo, ma comunque diverso da quello abulico visto a Torino, una prestazione valida sebbene CR7 sia rimasto un po’ in ombra (meglio Bale). Kroos ci sarà, Benzema partirà probabilmente in panca. Giovedì, poi, in E-League toccherà a Napoli e Fiorentina, furiose per gli errori arbitrali nelle semifinali d’andata (i napoletani per l’1-1 del Dnipro in fuorigioco, i viola per due rigori non dati) e tuttavia nessuna delle due ha fatto un minimo di autocritica. “Pazzo” il Napoli, perché non è stato il Napoli di Wolfsburg ma piuttosto quello di Empoli; mentre la Fiore non considera i 3 gol subiti, quelli sbagliati, l’ostinazione di tenere in campo Gomez che è poco più di uno spettatore. La finale di Varsavia per i toscani è una chimera, i campani hanno le qualità per qualificarsi: dipenderà da quale Napoli scenderà in campo, ma se sarà quello visto contro il Parma... Applausi al Milan di Inzaghi che batte meritatamente la Roma 2-1. Orfano di Menez il Diavolo si è dato un volto diverso, ha giocato finalmente da squadra, Honda (nel ruolo che predilige) ha dato lezione di tecnica mettendo lo zampino in entrambi i gol. È la dimostrazione di quello che scriviamo da tempo su Menez: vero, ha segnato 16 gol, deliziando i palati fini, ma non ha fatto crescere la squadra e quando non segna è un impedimento. Bonaventura invece aiutava i difensori ed era sempre a sostegno degli attaccanti; la difesa è stata più attenta, con davanti il solito De Jong; la squadra ha cercato di vincere attaccando, come fanno le grandi. Nel frattempo, un arrabbiato Garcia sintetizzava la prestazione della Roma: «Abbiamo regalato un’ora» ed è la prima volta che il mister accusa pubblicamente i propri giocatori. Ma perché si ostina ad utilizzare Ibarbo, che non ha qualità per stare in un club con le ambizioni della Roma? Meglio Totti, anche se a ritmo ridotto: la sua presenza incoraggia i compagni, sa dare palle importanti e non si tira mai indietro. In panchina, il suo volto corrucciato diceva molto: si è forse rotto qualcosa tra lui e Garcia? Mentre nel posticipo l’Inter batte all’Olimpico una gagliarda Lazio, ridotta in 9 da una terna arbitrale non all’altezza, riproponendosi nella lotta per l’E-League. Un bravo d’obbligo a Mancini che si sta sforzando di far ragionare una squadra che prima non ragionava. Nel senso calcistico, naturalmente. di Luciano Moggi

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