Il caso

Nagelsmann, cosa c'è davvero dietro all'esonero

Renato Bazzini

Tutti i club esonerano gli allenatori in base ai risultati, ad eccezione del Bayern Monaco che licenzia Julian Nagelsmann per questioni d’immagine e forma. Queste virtù, perla società bavarese, contano più dei risultati perché portano sostenibilità nel tempo, reale obiettivo dei bavaresi. Nell’identità della società si devono riconoscere i tifosi e gli investitori, che nel caso dell’azionariato parzialmente popolare sono la stessa cosa.

Il vero motivo per cui Nagelsmann è stato licenziato, quindi, non è la possibilità di ingaggiare Tuchel (contratto fino al 2025). Non è nemmeno il primo posto perso lo scorso fine settimana in favore del Borussia Dortmund. Non è il presunto rapporto difficile con i calciatori se è vero che, secondo Sport1, questi sarebbero rimasti spiazzati dalla notizia. Quindi cos’è? È la lotta che il tecnico ha inaugurato all’interno del club, in risposta alle ostilità di una parte della dirigenza bavarese. La mossa che ha portato alla rottura è la conferenza sulla “talpa” che, secondo il mister, passa informazioni alla Bild (che ha pubblicato schemi di gioco riservati): non sarebbe un giocatore ma un membro della parte di dirigenza a lui contraria.


Quest’ultima ha alzato il pressing quando ha scoperto della relazione tra il tecnico quasi 35enne e la 30enne giornalista Lena Wurzenberger, che seguiva quotidianamente il Bayern per la stessa Bild. Così alcuni dirigenti (le talpe) hanno usato i media per condizionare l’opinione dei tifosi nei confronti di Nagelsmann, usando ogni pretesto. Ad esempio il look: troppo stravagante. Hanno accettato che il mister non vestisse il brand-sponsor (per strapparlo al Lipsia, il Bayern pagò 25 milioni alla Red Bull, cifra record per un allenatore) e poi gliel’hanno rinfacciato. Insomma, il club cambia tecnico per preservare la sua immagine, ma il modo in cui lo fa e i motivi per cui lo fa ledono a quella stessa immagine. Nessuno è perfetto, nemmeno chi lo sembra.