Tutto stravolto

Milan, inglesi comunitari: cambia la regola, godono i rossoneri

Claudio Savelli

Dopo quasi due mesi di mercato e a poco più di un mese dalla fine, il Coni cambia lo status dei calciatori britannici. Non sono più da considerare extracomunitari ma sono equiparabili ai comunitari come accade già con gli svizzeri. La novità si applica «con riferimento alla stagione sportiva 2023/24», quindi da subito, e porta ad un grande effetto collaterale: si liberano alcuni slot a disposizione di alcune società sul mercato, in particolare al Milan che, dopo Loftus-Cheek e Chukwueze, pensava di non poter ingaggiare altri extracomunitari, mentre ora l’inglese ex Chelsea rientra nello standard.

Il numero di extracomunitari in rosa conta in sede di mercato. Il club che ha terminato la stagione al 30 giugno 2023 con più di due extracomunitari in rosa a titolo definitivo, ne può aggiungere al massimo due durante la sessione estiva a patto di cederne o svincolarne uno, altrimenti ne può ingaggiare uno solo che, tra l’altro, deve rispettare il cosiddetto “vincolo Nazionali”, ovvero aver presenziato a 5 partite della sua nazionale di categoria o ad almeno 2 nell’ultimo anno.

 



ESEMPIO CUADRADO
Il club che ne ha meno di due o non ne ha proprio, può invece ingaggiarne tre. Il conteggio dei nuovi ingaggi riguarda solo gli extracomunitari acquistati da un club estero. Non fanno numero quelli acquistati da una squadra italiana o tesserati in ultima istanza in serie A: il colombiano Cuadrado, ad esempio, non viene considerato negli slot dell’Inter, così come non conterebbe Carlos Augusto del Monza, obiettivo perla fascia sinistra in caso di partenza di Gosens. Quasi tutte le squadre di A e tutte le grandi hanno più di due extracomunitari in rosa, quindi considerano due gli slot a disposizione per ogni sessione. Le eccezioni sono l’Empoli, che ne ha solo uno (Ismajli), il Frosinone che ne ha zero e il Monza che ha solo Carlos Augusto. Non sono tanti invece i britannici in serie A che, da ieri, diventano “comunitari” e liberano posti.

Ne hanno due il Milan (Tomori e Loftus-Cheek), due la Roma (Abraham e Smalling) e due il Bologna (Ferguson e Binks), mentre ne contano uno la Juventus (Iling-Junior), l’Empoli (Henderson) e il Verona (Doig). Quindi il beneficio è ristretto, motivo per cui il Coni ha approvato la modifica con effetto immediato e per cui non si può parlare di rivoluzione. Non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del gennaio 2001, quando venne rimosso il tetto dei tre extracomunitari convocabili per le partite. Se allora si aprirono le porte al calcio globale, ora si sta solo normalizzando la situazione dei britannici, che peraltro in serie A sono tradizionalmente pochi. Alle strette, come detto, era il Milan che sta conducendo un mercato fortemente esterofilo. Ora può riaprire una casella e magari riallacciare i rapporti con il giapponese Kamada, ancora svincolato perché sedotto e abbandonato, o affondare su Taremi, centravanti iraniano del Porto, ammesso che interessi ancora. Non entra nel discorso Musah del Valencia, obiettivo primario per il centrocampo, perché possiede tre passaporti (italiano, inglese e ghanese) oltre a quello americano. La Lazio, che ha già tesserato l’argentino Castellanos, pensava di dover rinunciare all’inglese Hudson-Odoi in favore del russo Zakharyan, invece ora potrebbe tesserare entrambi. Per le altre grandi d’Italia non cambia nulla: hanno ancora tutte due slot a disposizione.