Milan-Juve non ha soltanto decretato la prima vittoria della Vecchia Signora contro i rossoneri dopo quasi tre anni dall'ultima volta. Ma ha anche segnato una svolta per Max Allegri. Il tecnico bianconero ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza, mostrando ad appassionati e tifosi che i big match possono essere vinti anche con un solo gol di scarto: di "corto muso". Ma c'è molto di più. L'allenatore vive la partita dalla panchina con estrema passione. Tanto da rendersi protagonista di scene ai limiti del grottesco, come quando perde la pazienza e si sfila con rabbia giacca e cravatta. "Il mister è così - commenta Adrien Rabiot - Ha sempre voglia di vincere e di dare il 100% fino alla fine. Ci dà energia così, è bravo il mister".
Lo spogliarello allegriano non è una novità di San Siro. L'allenatore bianconero si era reso protagonista di un gesto simile anche alla sua prima esperienza alla guida della Juventus. Era il 20 dicembre 2015, quando al Braglia di Modena decollò il cappotto del mister. Troppo forte la tensione dopo che la sua squadra aveva ribaltato lo svantaggio di uno a zero portandosi sul 3-1. Salvo, poi, subire il secondo gol e rischiare di spianare agli emiliani la strada verso il pareggio. Un rischio che ha mandato Allegri su tutte le furie: ha aumentato la frequenza dei passi lungo la linea laterale e ha scagliato il cappotto a terra, senza peraltro che il gesto abbia contribuito a calmarlo.
Lo show dell'allenatore livornese è un chiaro segnale mandato alla sua squadra. Un linguaggio del corpo che parla direttamente ai giocatori in campo, che trasmette tensione e rabbia nel vedere certe disattenzioni e leggerezze difensive. I tre punti vanno portati a casa, a qualunque costo. Soprattutto quando si è in superiorità numerica: il campo, direbbe Acciughina, si deve allargare "come un aeroporto". Il mister c'è, anche se dalla panchina. I calciatori lo vedono, lo sentono, lo imitano. La squadra lo segue ciecamente: benvenuti all'Allegri show.