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Jannik Sinner, lo sfregio di Wilander: "Un po' troppo austriaco"

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"Jannik Sinner? Un po' troppo austriaco...". A sostenerlo, tra il serio e il faceto (più sul serio che sul faceto) non è un nazionalista azzurro ma Mats Wilander, svedese e gloria del tennis mondiale negli Anni 80. Uno capace di raggiungere il numero 1 della classifica mondiale (nel 1988, a 24 anni), con in bacheca 3 Australian Open, 3 Roland Garros e un Us Open (con l'unico "buco nero" di Wimbledon). Uno insomma, che insieme a John McEnroe, Jimbo Connors, Ivan Lendl, Boris Becker e Stefan Edberg ha scritto la leggenda della racchetta non solo di quel decennio.

Commentando l'esito dell'ultimo Flushing Meadows su L'Equipe, Wilander ha definito il torneo americano vinto dall'azzurro "meno divertente" di quello che ci si poteva aspettare, e questo perché Jannik "era troppo superiore alla concorrenza".

 

 

 

Qualche critico contesta a Sinner la "mancanza di carisma": "Arriverà con il tempo e i risultati - spiega lo svedese -. Al momento, il suo carisma consiste nel praticare il miglior tennis del mondo, il più completo, e di gran lunga". L'appunto da fare a Sinner, semmai, è un altro: "Lo preferirei più italiano, con il carattere ribollente che ne consegue, che austriaco, con quella freddezza a prova di tutto. Ma per questo non possiamo farci nulla. Avrebbe comunque vinto indossando una bandana, piuttosto che con lo sguardo nascosto sotto un cappellino alla Jim Courier".

 

 

 

Per il bene del tennis, Wilander si augura che questo "dominio travolgente non duri più di due-tre anni", perché "non c'è nulla di più noioso che una rivalità senza opposizione di stile, come era quella tra me e Ivan Lendl". "Mi pare indispensabile - conclude - che la rivalità con Carlos Alcaraz si inasprisca. Che lo spagnolo dica a Sinner 'aspetta un po', ci sono anch'io' ". 

 

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