Joao Fonseca è il nuovo astro nascente del tennis planetario. Il brasiliano è riuscito nell'impresa di eliminare dagli Australian Open un top ten del calibro di Andrey Rublev. A soli 18 anni. Un risultato incredibile, se pensiamo alla sua giovane età e al fatto che non è nemmeno tra i 100 tennisti più forti al mondo. Così, il brasiliano diventa a tutti gli effetti il terzo in comodo capace di insidiare il duopolio Jannik SInner e Carlos Alcaraz. Ma di strada davanti a sé ne ha ancora tantissima.
Brasiliano atipico, soprattutto per la sua storia personale. Niente favelas alla Adriano. Tutto il contrario. Joao è un figlio bene della Rio de Janeiro che conta, scordatevi le favelas e le storie edificanti di riscatto sociale. Il padre Cristiano è il fondatore di Ip Capital Partners, primo hedge found indipendente brasiliano: Fonseca è cresciuto affacciandosi sulla spiaggia di Ipanema, quella della garota con l’abbronzatura dorata, a 4 anni era già socio del Country Club accanto a casa. Basti pensare all'ex leggenda del tennis verdeoro Guga Kuerten, tre titoli Slam, tutti sulla terra di Parigi. Lui rientrava perfettamente nella narrazione brasiliana. Guga rimase orfano di padre a dieci anni, ha perso anche il fratello minore Guilherme, nato con un grave handicap.
Come riporta il Corriere della Sera, Fonseca è destinato a cambiare gli schemi del tennis brasiliano. Il suo gioco è veloce, velocissimo. Così come i suoi servizi: 14 ace contro il russo, una prima palla che fischia a 214 km all’ora, una seconda che viaggia una ventina di km più rapida (175 km/h). E il sogno di diventare un giorno forte come Roger Federer. Del resto, allo svizzero ha preso in presto anche una delle sue massime: "Il talento, da solo, non è niente: serve il duro lavoro per farsi strada nel tennis".