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Milan alla deriva: Leao e Theo Hernandez, l'ultimo sfregio

di Federico Strumolo domenica 25 maggio 2025

2' di lettura

«Singer, Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibra, Moncada: andate tutti via, liberate il Milan da questa agonia», firmato Curva Sud Milano. Uno striscione, a guidare la contestazione di ieri a Casa Milan, con presenti oltre 5mila tifosi, per sintetizzare il pensiero di tutto il popolo rossonero. Ci sono stati momenti per festeggiare i successi, altri per leccarsi le ferite, ora è arrivato il tempo della protesta. A nessuno importava della partita di ieri del Meazza, vinta 2-0 dalla squadra di Conceição contro il Monza ultimo in classifica e già retrocesso da tempo (e nell’anticipo del pomeriggio il Genoa travolge il Bologna, con il 3-1 del Dall’Ara), con i gol di Gabbia e Joao Felix nella ripresa. Perché la stagione del Milan non è certo finita ieri, non è mai realmente cominciata (la contestazione è proseguita durante la partita, con cori di protesta e la curva che abbandona lo stadio dopo 15 minuti).

Colpa di una gestione, da parte di proprietà e dirigenti, che definire discutibile sarebbe farle un complimento. E, probabilmente, a far ancora più male dei risultati è la sensazione di smarrimento, di assenza di una direzione. L’addio di Maldini, sollevato dall’incarico di direttore tecnico ormai due anni fa, figura simbolica del milanismo, ha lasciato una frattura mai rimarginata. Un sentimento sintetizzato da un tifoso, durante la sfida contro il Monza, il quale ha esposto la maglia di Maldini, ricevendo l’applauso di tutto il primo rosso di San Siro. Dopo l’addio del leggendario numero 3 rossonero, d’altronde, tutto è sembrato improvvisato, frammentato, senza direzione.

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La beffa, tra l’altro, è che a vincere lo Scudetto è proprio quel Conte snobbato dai vertici rossoneri, convinti che Fonseca fosse la scelta migliore per guidare la squadra. «Non abbiamo discusso di Conte perché, con tutto il rispetto, non è quello che cercavamo», raccontava Ibrahimovic, annunciando l’arrivo dello stesso Fonseca, il quale sarebbe stato esonerato solo pochi mesi dopo, per affidarsi a Conceição, che ieri ha vissuto l’ultima gara da allenatore del Milan. Una scelta, quella di ignorare un fenomeno della panchina come Conte, mai digerita dalla piazza. Anche perché tutti sono consapevoli del valore della rosa rossonera, ben lontana dai pessimi risultati ottenuti sul campo (non può bastare la Supercoppa italiana).

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Il futuro, peraltro, non sembra dei più esaltanti per il Diavolo. La mancata partecipazione alle coppe europee influenzerà il budget messo a disposizione da RedBird, il fondo americano proprietario del Milan, per la prossima sessione di mercato. Il nuovo direttore sportivo Tare (manca solo l’annuncio) dovrà essere creativo e, probabilmente, farà cassa con qualche cessione eccellente. L’indiziato numero uno è Reijnders, giocatore di livello mondiale, corteggiato dal Manchester City (costa almeno 70 milioni). Poi c’è Leao, seguito in particolare dal Bayern, e i discorsi riguardanti Maignan e Theo Hernandez, entrambi rimasti in panchina, in scadenza di contratto nel 2026 e con un piede via da Milano. Tanto, in ogni caso, passerà dalla scelta dell’allenatore, che molto probabilmente sarà italiano e vincente. Perché sbagliare è umano, preservare è diabolico.

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