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Sinner, "tempesta in corso": una verità mai detta

di Roberto Tortora martedì 3 giugno 2025

2' di lettura

I tre mesi di stop non hanno scalfito il talento di Jannik Sinner. Al rientro, subito in finale a Roma, sconfitto soltanto da un monumentale Alcaraz. E ora, al Roland Garros, una marcia spedita almeno fino ai quarti, dove affronterà Aleksandr Bublik.

Agli ottavi si è dovuto piegare anche Rublev, uno dei pochissimi a battere l’italiano l’anno scorso. E c’è stata un’evoluzione nel gioco di Sinner, che oggi lo rende più completo di ieri. Soprattutto in risposta al servizio degli avversari, ora non si pone più frontalmente come era solito fare, ma si assesta quasi di profilo, piede sinistro in avanti, subito pronto per rispondere aggressivamente.

Lo ha spiegato lo stesso Sinner a fine partita, vinta in tre set (6-1; 6-3; 6-4): “In realtà abbiamo cambiato proprio prima di questo torneo. A volte avevo la sensazione di perdere un po’ il ritmo, e questa nuova posizione mi dà un po’ più ritmo e mi permette di reagire meglio sulla palla, soprattutto sulle prime che arrivano molto veloci. Sulla seconda di servizio ho cercato invece di variare un po’, rispondendo più da dietro oppure avvicinandomi. Oggi ho sentito che da dietro funzionava molto bene. C’era un po’ di vento in una direzione, quindi da un lato puoi servire in un modo e dall’altro in un altro. È un gioco molto tattico. Ma, ancora una volta, cerchiamo sempre di migliorarci come giocatori, provando cose nuove. Alcune funzionano molto bene, come oggi”.

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Quanto alla sua freddezza mentale, l’ex-tennista Cornet, oggi intervistatrice, chiede a Sinner se davvero riesca a tenere il cuore fuori dal rettangolo di gioco: "Assolutamente no. Dentro di me c’è una tempesta in corso! Ma il tennis è un gioco molto mentale e cerchi di non mostrare nulla al tuo avversario. Anche tu lo sai: quando vedi che l’altro sta facendo fatica, cerchi sempre di salire di livello. Io lavoro molto anche osservando l’altro lato del campo, cercando di capire come si sente il mio avversario. All’inizio della mia carriera, quando ero ancora molto giovane, quella tempesta si vedeva anche fuori, non era solo interna".

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