La delusione di Jannik Sinner è grande. Quasi quanto la gioia di qualsiasi tifoso di tennis nell'assistere alla finale del Roland Garros più lunga, tesa ed emozionante di sempre. Alla fine gode Carlos Alcaraz, al termine di una rimonta epica in cui si è ritrovato sotto 2 set a 0, costretto ad annullare poi 3 palle match e infine subire un break quando tutto sembrava aver già portato il secondo Slam dell'anno nelle sue mani. Un contraccolpo psicologico devastante per tutti, ma non per il fenomeno spagnolo, capace di centrare un super tie-break praticamente perfetto nel momento di maggior stress psicofisico del torneo e, probabilmente, della stagione.
Piange Jannik, che forse per qualche secondo si era sentito in mano il trofeo meno pronosticato, lui quasi imbattibile sul veloce ma ancora perfettibile sulla terra rossa. Dopo 3 mesi di stop per il patteggiamento con la Wada sul caso Clostebol, il numero 1 del ranking mondiale non solo è rimasto tale, ma nel giro di poche settimane ha centrato due finali consecutive proprio sulla superficie meno amata, prima a Roma e poi a Parigi. Soltanto Alcaraz poteva fermarlo, e lo ha fatto. Ma la sensazione è che il 24enne di San Candido stia crescendo ulteriormente: se l'è giocata alla pari con Carlitos. Di più, c'è rammarico e più di un rimpianto per questo ko arrivato dopo quasi sei ore di autentica leggenda sportiva. E già questo sarebbe un successo. Lo è, ma non oggi, non nei prossimi giorni.
"C'era la voglia di dimostrare tanto", ammette Sinner abbacchiatissimo dopo il match, riferendosi anche alla squalifica. "Oggi ho vissuto il lato triste. Ma piangere non serve a niente, adesso mi serve solo di tornare dalla mia famiglia, di avere un po' di tempo con loro e con me stesso. Poi, piano piano, si risale".
"Sono contento della mia performance, è stato un incontro ad altissimo livello. Fin quando giochi c'è qualcosa da fare, pensi di sfruttare ogni punto, c'è sempre spazio. Dopo questo risultato c'è delusione, ma quando è finita è finita. E' difficile da accettare, non ho avuto molta fortuna, ma questo è lo sport, c'è la parte felice, oggi a me spetta quella triste". La sua ben nota misura oggi più che sobrietà è tristezza, ma poco cambia. "Torno a casa con la mia famiglia che è una famiglia molto semplice. Mio padre non era qui a vedere la partita perché doveva lavorare. Il successo non cambia tutto in una famiglia, adesso sono io che mi aspetto di prendere qualcosa da loro. Mia madre era qui, mio padre mi ha seguito in tv e ha finito di lavorare. Non bisogna continuare a piangere, succede". Una dimostrazione di forza ed equilibrio mentale straordinaria, ancora una volta.
"La palla che andava veloce", riannoda i fili Sinner, parlando anche di "una bella atmosfera anche per il pubblico", pubblico che tifava apertamente per Alcaraz, un beniamino da queste parti e considerato il maestro della terra rossa. "Mi porto via un'altra finale slam, che non è da sottovalutare, è la terza consecutiva. Ultimamente sono sempre andato lontano in tutti i tornei, è la mia ottava finale di fila. L'anno scorso avevo più alti e bassi, adesso riesco a resettare ma oggi è stato inutile. Se dicessi che sono felice perché ho giocato la finale non andrebbe bene. Perdere così fa tanto male". L'obiettivo è già settato: l'erba inglese. "Cercheremo di giocare qualche partita sull'erba prima di Wimbledon. A piangere si perde soltanto tempo. Nei mesi scorsi ho avuto momenti difficili, ma si risale".
Sei il numero uno del mondo perché trovi la forza e la signorilità di ringraziare un pubblico ostile sino al midollo#Sinner ❤️#RolandGarros #RolandGarros25 pic.twitter.com/tbhHy69pHx
— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) June 8, 2025