Come ha ricordato Paolo Bertolucci all'indomani della "disfatta" di Halle, un Jannik Sinner "dalle sembianze umane" ha perso contro Bublik. Oggi fa notizia che il nostro tennista più forte, il numero 1 al mondo, non riesca a raggiungere a finale di un torneo. Ed è solo merito dell'altoatesino, che ci ha abituati molto bene. Ma come si spiega questo crollo improvviso? È facile mettere sul banco degli imputati quella dolorosa sconfitta al Roland Garros di Parigi, quando il numero uno al mondo ha sprecato ben tre match point contro il suo rivale Carlos Alcaraz. Una delusione difficile da smaltire. Come è risultato subito evidente ascoltando le parole dell'azzurro nel post gara del grande Slam.
"Jannik ha bisogno di un anno per riprendersi del tutto, la sconfitta di Parigi se la porterà dietro a lungo. A me è successo due volte, a Wimbledon, con Edberg e Stich. Ci vuole tempo per guarire", aveva detto Boris Becker subito dopo la finale del Roland Garros. Ma di tempo ce n'è poco. Come ricorda Gaia Piccardi sul Corriere della Sera, il numero uno al mondo deve dimostrare il suo valore a Wimbledon. L'erba non è il suo habitat naturale. Si profila quindi "una lotta contro il tempo".
In questo senso, Halle poteva rappresentare la palestra perfetta. Ma in realtà si è tramutata nel pretesto ottimale per i leoni da tastiera, sempre pronti a scendere dal carro del campione non appena incappa alla prima sconfitta. Ma se c’è un ricostituente che può guarirlo (tre set su cinque: a Bublik non basterebbero 40’ portentosi, a Londra) è la magia dei prati di Church Road.