La notizia del blocco al mercato della Lazio è diventata di dominio pubblico in questi ultimi giorni, ma al club era nota dal 26 maggio. Un mese fa. A tale data risale la Pec della Covisoc sulla revisione della prima trimestrale del club biancoceleste che, al 31 marzo, risultava fuori da tutti e tre i parametri federali: il già noto indice di liquidità (attività/passività degli ultimi 12 mesi), l’indice di indebitamento (rapporto tra debiti e ricavi) e il costo del lavoro allargato (rapporto tra ingaggi e ricavi). Tre su tre, en plein. La punizione in questo caso è «la non ammissione a operazioni di acquisizione del diritto alle prestazioni dei calciatori», ovvero il blocco del mercato in entrata nella sessione seguente (in questo caso, quella estiva) con qualsiasi formula, prestiti compresi. Per completezza: fosse stato bucato solo l’indice di liquidità, la Lazio avrebbe potuto portare a termine operazioni di tesseramento a patto di dimostrare di averne la copertura finanziaria.
Quindi quest’estate la Lazio potrà soltanto cedere calciatori. Per movimenti in entrata dovrà aspettare gennaio, al netto di rientrare nei parametri al prossimo controllo Covisoc del 30 settembre. Ci sono possibilità che sblocchi il mercato estivo? Pochissime perché o viene immessa liquidità dall’azionista, i cui aumenti di capitale in passato sono stati di tutt’altra scala rispetto a quella necessaria ora, oppure vengono venduti giocatori per oltre un centinaio di milioni. Queste cessioni però dovrebbero essere effettuate a fronte di pagamenti immediati e nessun club al mondo, nemmeno della Premier League o dell’Arabia Saudita, paga i cartellini con accredito dell’intera cifra.
Tutti- soprattutto in caso di operazioni medio-grandi, quelle che servirebbero alla Lazio - dilazionano. In altre parole: vendi Gila per 30 milioni? Bene, serve qualcuno che versi tutti questi 30. Poi bisognerebbe replicare con altri tre giocatori di quel valore, ad esempio Guendouzi o Rovella (che ha una clausola da 51 milioni con pagamento triennale, quindi la Lazio incasserebbe soltanto 17 milioni in questa sessione di mercato). Insomma, dovrebbe cedere i 3-4 migliori della rosa a prezzo pieno trovando 3-4 club che li paghino per intero e sull’unghia. Inverosimile. E comunque sarebbe un indebolimento drastico della rosa. Tanto vale cercare di trattenere i migliori, infatti questa diventerà presto la missione del ds Fabiani.
La principale vittima di questa situazione è Maurizio Sarri. Tra la Pec del 26 maggio e il 2 giugno, giorno dell’ufficialità del tecnico sulla panchina biancoceleste, è passata una settimana. Non una a caso ma “la” settimana decisiva per il valzer degli allenatori in serie A. Raccontargli la situazione era il minimo che si potesse fare. Ora il tecnico è giustamente inquieto, ha riflettuto sulle dimissioni ma gli costerebbero un ulteriore anno ai box, dato che ormai le panchine sono assegnate, e pare essersi rasserenato (o rassegnato) a continuare così. Intanto la norma che Lotito contesta - una modifica al Titolo VI delle cosiddette NOIF che controllano la gestione economico-finanziaria delle società - è stata approvata all’unanimità il 20 dicembre 2023 in presenza dello stesso Lotito (che quindi votò a favore). Dall’1 luglio entrerà in vigore la nuova normativa allineata al solo parametro considerato dalla Uefa, ovvero il costo del lavoro allargato. La Lazio vorrebbe che venisse anticipata e che fosse retroattiva. Ma chi troppo vuole...