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Sinner, Volandri: "Cosa riuscirà a fare sull'erba di Wimbledon"

di Leonardo Iannacci lunedì 30 giugno 2025

3' di lettura

Filippo Volandri è un drone tennistico che, nei prossimi giorni, volerà sui campi in erba di Wimbledon per scrutare, analizzare e, si spera, gioire per quello che combineranno i suoi ragazzi azzurri all’All England Tennis and Croquet Club, il santuario di Church Road che celebra, annualmente, la messa laica del tennis. Il ct della squadra azzurra che da due anni trionfa in Coppa Davis è davvero il drone giusto per leggere il torneo più bello del mondo che parte oggi.

Volandri, che Wimbledon sarà?
«Suggestivo ed emozionante per gli italiani, sono undici i ragazzi in tabellone e sono anni che da loro ricevo buone notizie. Merito va pure al lavoro della federazione che ha impostato una formazione dei giovani perfetta coinvolgendo anche i loro maestri, creando campi in cemento, facendo crescere i circoli».

Partiamo da Sinner che in questi giorni è ancora una volta in prima pagina?
«Non facendo parte del suo staff posso fornire solo una visione esterna dell’attuale momento di Jannik. Quello che riguarda il suo entourage è parte non mia».

Può vincere il primo Wimbledon?
«Lui può tutto. Era a una palla dal trionfare a Parigi, ha già vinto due volte in Australian, ha conquistato gli US Open, è stato un protagonista pazzesco nelle due Davis vinte e mi chiedete se può vincere qui i Championship?».

Però c’è l’erba, non il cemento sotto i suoi piedi.
«Partiamo dalla finale del Roland Garros: lì ha perso una partita sensazionale che si ricorderà per decenni. Un ko che fa male, certo, perché perdere uno slam così fa male. Però quando sei a tre match-point dal trionfo devi vedere le cose in positivo e pensare che Wimbledon sia decisamente alla tua portata».

Però è arrivato l’inciampo di Halle.
«E quindi? A tennis si può perdere una partita, soprattutto se dall’altra parte della rete c’è un giocatore come Bublik che aveva già vinto Halle nel 2023 e che eviterei come la peste sull’erba. Se poi gioca la partita perfetta, son dolori».

Dicono: Alcaraz, che oggi gioca sul centrale contro Fabio Fognini, ha qualcosina in più di Jannik e ha già vinto gli ultimi due Wimbledon.
«L’atletismo e il talento di Carlitos sono ammirevoli e certi momenti del suo tennis sono incontenibili, si è visto nel super tiebreak di Parigi. Però Darren Cahill mi ha suggerito un ragionamento».

Ovvero?
«Darren, che conosce entrambi, sostiene che Alcaraz abbia già raggiunto la perfezione, se è in vena. Jannik no, ha ancora margini di miglioramento nel suo tennis e, quindi, può superare lo spagnolo».

Dove è migliorato Jannik sull’erba?
«Negli spostamenti. Il Sinner del 2021, al debutto a Wimbledon, faticava a muoversi su questa superficie così unica».

L’erba di Wimbledon non è più quella di 20-30 anni fa.
«Nella prima settimana, con i campi ancora non spelacchiati per i troppi incontri, l’erba è ancora veloce e infida».

Che Musetti vedremo?
«Il miglior Muso. Sta bene, si è rimesso completamente dal guaio muscolare, mi ha detto che ha fatto terapia anche tre volte al giorno e si presenterà al top».

Da qualche mese sta giocando davvero bene.
«Da quando ha deciso di sporcare di più il suo bellissimo tennis».

Possibilità degli altri azzurri?
«Faccio il tifo per tutti ma devo dire che Sonego sta adattandosi molto bene all’erba e Berrettini è un giocatore che non vorrei mai incontrare sull’erba. Sperando stia bene, Matteo. È stato sfortunato come pochi giocatori sl mondo».

Djokovic può vincere il 25° slam della sua fantastica carriera?
«Difficile. A Parigi ha giocato alla grande ma, in semifinale, pur essendo al duecento per cento e giocando un grande tennis, si è arreso».

I favoriti?
«Facile: Jannik e Alcaraz partono in pole position ma con Musetti e lo stesso Nole che possono arrivare molto avanti».

Gli outsider?
«Direi Jack Draper che gioca in casa e Ben Shelton, un mancino che, se trova la giornata buona e non si abbandona ad alcune distrazioni, fa male».

E il fenomeno Fonseca?
«È un 2006, non conosce ancora bene l’erba e farà esperienza. Ma il futuro è suo».

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