Ora che il torneo di Cincinnati è pronto ad accogliere Jannik Sinner da re di Wimbledon, c'è spazio ancora per un po' di polemica, come a voler rinfocolare un poco gli animi per distrarsi dal tepore estivo. A chi gli ha chiesto, infatti, sul perché abbia panchinato Panichi e Badio dopo il Roland Garros e richiamato a sé Umberto Ferrara (a sua volta allontanato dopo il caso Clostebol), il campione ha risposto un po’ stizzito e in modo lapidario: “Non c’è altro da aggiungere rispetto a quanto ho già detto nel comunicato stampa”.
Nello specifico, allora, è bene ricordarlo questo comunicato: “Umberto ha svolto un ruolo importante nella crescita di Jannik fino ad oggi e il suo ritorno riflette una rinnovata attenzione alla continuità e alle prestazioni ai massimi livelli". Una decisione tecnica, quindi, come la comunicazione della formazione titolare di un allenatore di calcio. La necessità di continuare a inseguire altri trofei e mantenere la prima piazza nel ranking ATP, che ormai domina da più di un anno. Sinner preferisce sbilanciarsi di più su un altro argomento, tra look e scaramanzia, come il fatto di continuare a portare in partita quel manicotto al braccio destro, infortunato proprio a Londra.
Nessuna paura per ricadute al gomito, Sinner spiega: “Il gomito sta bene, mi piace la sensazione di maggiore stabilità nell'impatto con la palla. Ho l'impressione di riuscire a colpirla meglio. A Londra ho stupito anche me stesso. Dopo il Roland Garros (la delusione è stata cocente per la finale persa con Alcaraz subendo una rimonta bruciante, ndr) non mi aspettavo di rientrare in campo e riuscire ad esprimere quel livello di tennis". Dopo Wimbledon si è concesso un po’ di vacanza Jannik e ai giornalisti ha raccontato come: “Mi sono preso un po' di tempo per le persone a me più care. Poi sono tornato ad allenarmi per essere pronto per la stagione americana, che è davvero importante”. Già, perché quest’anno dovrà anche dosare le energie in vista dello US Open, allargato a 96 giocatori, formula non graditissima da Sinner: “Preferirei un torneo di una settimana… Come a Monte Carlo, per esempio. Ma noi tennisti non possiamo controllare tutto”.