Aurelio De Laurentiis farebbe follie per Pio Esposito. Non è il solo, probabilmente. D'altronde chiunque vorrebbe un centravanti italiano di 20 anni dalle caratteristiche di Esposito e con margini di miglioramento indecifrabili nella propria squadra. Ma chi ce l'ha, se lo tiene stretto, infatti l'Inter avrebbe rifiutato i 45 milioni offerti dal Napoli (tramite intermediari) con una risposta universale: non è in vendita. Per niente al mondo. C'è sempre l'eccezione alla regola del “chiunque è in vendita in caso di offerte fuori mercato”, ci deve essere, e Pio giustamente lo è nell'Inter. Perché dopo anni di prodotti del vivaio che non raggiungono i massimi livelli a cui stazionano i nerazzurri e diventano, altrettanto giustamente, oggetto di cessioni, incassi e plusvalenze, è arrivato il giocatore già pronto, già utile, già necessario.
Ma non è che l'Inter lo tiene e basta. Non è che lo mette lì, ai margini della rosa, giusto per dire che ha un prodotto del vivaio. Non è che lo trattiene solo per alleggerire le liste che riservano spazi per i giocatori cresciuti in casa.No: l'Inter lo tiene per farlo giocare. E nemmeno come quinto attaccante da buttare dentro quando c'è proprio la disperazione galoppante, proprio no. Se il quinto attaccante (Lookman) non arriverà è proprio perché si vuole dare più spazio possibile a Esposito. Lo si vuole nelle rotazioni con Lautaro, Thuram e Bonny perché si è convinto che sia di quel livello. È un'idea ormai radicata anche nel ct Gattuso che è sempre più convinto di chiamarlo in Nazionale maggiore fin dal primo giro di convocazioni in arrivo tra poco più di una settimana. Non è una forzatura né una chiamata “alla Pafundi”: Pio Esposito è un prodotto finito, oltre che una primizia.
L'importante è che la convocazione in Nazionale abbia lo stesso principio della scelta dell'Inter di tenere Esposito in rosa, ovvero che non sia simbolica ma pratica. Bisogna convocare Esposito - ma anche Leoni, per cui vale lo stesso ragionamento - per farlo giocare perché solo così si può capire il suo reale valore e se sarà già l'attaccante di riferimento al prossimo Mondiale, sperando di disputarlo. La scelta di Retegui di andare in Arabia Saudita è rispettabile, ci mancherebbe, ma è anche un assist a Gattuso. Se non lo coglie, inizierà l'avventura con un autogol.