Tornano le principesse del volley femminile azzurro e lo fanno da assoluta protagonista nel campionato mondiale che inizia domani a Pukhet, in Thailandia. L'obiettivo è arrivare al 7 settembre, giorno della finale. Per la squadra del grande ct Julio Velasco sarebbe una clamorosa conferma in un biennio che si sta rivelando eccelso: l'Italvolley in rosa ha vinto due Nations League (2024 e la più recente un mese fa) ma soprattutto l'oro olimpico a Parigi, fiore all'occhiello di un intero movimento sempre più fiorente. L'Italia gioca domani, nel girone B di qualificazione, contro la Slovacchia e il debutto è sempre uno dei momenti più attesi. Gaia Giovannini, olimpionica a Parigi, 24enne schiacciatrice della Magavolley Vallefoglia, è la stellina emergente della squadra e ci racconta come affronterà il “suo” mondiale dodici mesi dopo il trionfo ai Giochi.
Gaia, come si sente a 24 ore dal via?
«Motivata, moderatamente emozionata e decisa a ripetere con le altre ragazze quello che abbiamo combinato negli ultimi 15 mesi. Che non è poco».
La sua compagnia di squadra, la Orru, ha detto: partiamo favoriti in questo mondiale.
«Favorito in modo assoluto non so ma ci presentiamo come campionesse olimpiche. Capisco cosa vuole dire Alessia, è un modo per caricarci e dare sempre il meglio».
Essere olimpioniche in carica è un orgoglio.
«Certo, ma rappresenta anche un impegnativo dovere di essere sempre all'altezza: ogni partita nasconde delle insidie. Dopo la Slovacchia avremo due delicate sfide contro Cuba, il 24 agosto, e Belgio, il 26. Tutte le sfide da prendere con le pinze in vista del miglior posizionamento negli ottavi. Arrivare prime nel girone sarebbe già un eccellente punto di partenza e ci presenteremmo al mondiale da grande Italia».
Nel senso che le altre nazionali vi temono.
«Sì, come noi rispettiamo le squadre più ostiche della manifestazione».
Che sono?
«Le sole. Giappone, Turchia, Serbia e Brasile. Avversarie forti e difficili da battere».
Agli ottavi vi potrebbero aspettare Germania o Polonia.
«Lì sono partite dentro o fuori. In Nations League vinte ea Parigi ne abbiamo affrontate tante. Speriamo bene».
Che clima c'è in squadra?
«Ottimo, siamo un bel gruppo. Passiamo insieme 18 ore al giorno e l'atmosfera è quella giusta per creare cose importanti, la stessa di Parigi».
Per Velasco in nazionale non è importante essere amiche ma compagne vere.
«È così».
La Egonu?
«È una di noi. Sono arrivata in nazionale e l'ho trovata campionissima e ottima compagnia nello spogliatoio».
A proposito: che allenatore è Velasco?
«La sua storia lo racconta: un vincente ovunque, un ct che sa bene come creare rapporti leali con tutti. E, soprattutto, uno che sa come preparare certe manifestazioni».
Si ricorda una sua frase, un consiglio o anche un ordine che le ha impartito dall'allenatore le prime volte che l'ha convocata?
«Era il 2024 quando sono stata chiamata per la prima volta. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici mi ricordo che parlava dell'importanza di una buona ricezione. Aveva ragione».
Velasco in due aggettivi?
«Giusto ma anche severo quando serve. Un allenatore deve essere così».
Pochi giorni fa Julio ha detto: l'obbligo di vincere, a volte, può essere un fardello.
«Ha ragione, per questo dovremo affrontare ogni impegno con la stessa intensità».
Una giocatrice di questo mondiale per cui lei prova ammirazione?
«Gabi, ormai da anni è una stella di valore assoluto».
L'oro di Parigi è da dimenticare o da prendere come punto di partenza per questo mondiale?
«Appartiene al passato, quindi in parte da dimenticare perché questo mondiale avrà dinamiche diverse. Ma le emozioni di quell'avventura non potranno mai essere dimenticate».
Due momenti che ricorderà per sempre?
«Il punto decisivo nella finalissima contro le statunitensi e la successiva festa di tutti noi nel palasport parigino. Ma soprattutto il podio e l'inno italiano che suonava altissimo mentre il tricolore saliva in cielo».
Da domani si replicherà a soggetto?
«Daremo il 200 per cento. Vieni sempre».