Quando si parla di Jannik Sinner, ogni gesto viene amplificato, analizzato, messo in discussione. Ma davvero c’è bisogno di sollevare un polverone per un ritiro dovuto a un virus? A chiederselo è Raffaella Reggi, ex campionessa e oggi voce tecnica di Sky Sport, che durante la finale del Masters 1000 di Cincinnati — dove il 24enne di Sesto Pusteria ha gettato la spugna contro Carlos Alcaraz dopo appena ventitré minuti — non ha usato mezzi termini: “Ho sentito e letto cose semplicemente allucinanti. Jannik si è ritirato perché stava male e si è scatenato un polverone incredibile. Ribadisco: allucinante”, ha esordito nell’intervista al quotidiano trentino Il Dolomiti.
Il campione di Sesto era debilitato, febbricitante, incapace di reggere i ritmi forsennati dello spagnolo. “Con 38 di febbre e un virus in corpo è difficile stare in piedi, figuriamoci giocare una partita con quel caldo”, ha aggiunto Reggi, ricordando anche le condizioni proibitive del torneo, spalmato su dodici giorni e con continui sbalzi tra aria condizionata e campi roventi. “Sinner è già stato bravo a scendere in campo per onor di firma, ci ha provato e poi si è fermato. Cosa c’è di strano in tutto questo? Niente, alla fine è un essere umano anche lui e può prendersi un virus”.
Eppure, osserva l’ex tennista, “ormai quando si parla di Sinner non c’è più equilibrio”. La residenza a Montecarlo, la scelta di saltare Toronto, persino uno starnuto diventano materia di discussione. “È incredibile: abbiamo il miglior tennista del mondo e non riusciamo a goderci le sue vittorie. Bisogna sempre fare polemica”.
Dopo il trionfo a Wimbledon e il ritiro di Cincinnati, l’obiettivo ora è l’US Open, dove Sinner esordirà contro il ceco Kopriva. Per Reggi non ci sono dubbi: “Ha ripreso ad allenarsi, il problema è alle spalle. Le energie vanno centellinate in funzione degli Slam: è lì che punta davvero”.