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Alex Schwazer, il nuovo record vale un'infinità di rimpianti

di Federico Danesi mercoledì 10 settembre 2025

3' di lettura

Anagraficamente è un Master. Tecnicamente è un amatore, ma praticamente è quasi il meglio che la marcia italiana possa sfornare in questo momento. Eppure Alex Schwazer a Santo Stefano compirà 41 anni e poi era dal 2016 che non faceva una gara seriamente. Come quella di sabato scorso al campo Conidi Santa Geltrude a Bolzano. Si è presentato ai campionati regionali individuali Open, ha dominato la 10 km di marcia in pista e ha bruciato i tempi, in tutti i sensi.

Alex ha chiuso in 38’24”07, che batte di quasi 2 minuti il Mondiale Master di categoria ma è soprattutto il quarto crono italiano di sempre sulla distanza. Appena davanti a lui Ivano Brugnetti, che come atleta è anche più stagionato, ma soprattutto Massimo Stano (campione olimpico della 20 km a Tokyo 2020, campione mondiale della 35 km a Oregon 2022 e detentore del record europeo di questa specialità) con 37’33”03 e Francesco Fortunato (campione del Mondo nella staffetta Mista di marcia ad Antalya 2024, medaglia di bronzo agli Europei di Roma 2024 e 1º ai Campionati Europei di marcia a squadre nel 2023) con 37’34”90. Come a dire il meglio della marcia italiana, nettamente, che hanno fatto “solo” 50 secondi meglio di lui. Con una lievissima differenza. Loro si allenano tutti i giorni perché avevano come obiettivo i Mondiali di Tokyo che scatteranno sabato prossimo proprio con la 35 km di marcia.

ABBATTUTO
Stano in realtà non ci sarà a causa di una lesione al bicipite femorale sinistro subita a luglio e non rimediabile. E così l’Italia accanto a Fortunato schiererà un altro promettente pugliese, Giuseppe Disabato, fresco argento sempre nella 10 km agli Europei Under 20 di Tampere. Lui ha chiuso quella gara in 39’20”87, mentre Schwazer che potrebbe essere suo padre o almeno un fratello molto maggiore ha fatto nettamente meglio. Tutto questo significa che quanto successo negli ultimi tredici anni, con la doppia squalifica per doping, l’ha fiaccato ma mai abbattuto. La prima squalifica era corretta, c’è una sua confessione a certificarlo. La seconda no, lo ha detto il gip del Tribunale di Bolzano nel febbraio di quattro anni fa disponendo l’archiviazione del procedimento penale a carico di Schwazer per «non aver commesso il fatto» e sollevando fortissimi dubbi su quei campioni di urina che avevano portato al secondo stop per 8 anni, sempre difesi strenuamente dalla Wada. Dallo scorso anno comunque Alex è di nuovo libero di gareggiare, perché libero di muoversi lo è sempre stato. Si è reinventato come preparatore atletico, perché la materia comunque la maneggia bene.

MERANO
Lavora in una nota struttura di Merano occupandosi di migliorare le prestazioni fisiche e lo stato di benessere dei clienti e da qualche mese collabora anche con il Südtirol di Serie B seguendo la preparazione fisica dei calciatori. Ai suoi muscoli e alle sue prestazioni invece pensa l’ex ciclista professionista Domenico Pozzovivo, che a 42 anni ha smesso da poco e si è reinventato, come lui. E adesso che succederà? Assolutamente nulla, almeno nell’immediato: «Per me una grandissima soddisfazione anche perché dopo 14 anni ho battuto il mio personale e non pensavo di fare un tempo sui 39 minuti netti. Mi sono allenato cinque giorni la settimana ma con gli impegni e il lavoro non si recupera come un professionista». I Mondiali di Tokyo sono troppi vicini, ma all’orizzonte ci sono tra due anni quelli di Pechino. Già, la città e lo stadio che per lui significano l’oro olimpico 2008 nella 50 km.

Al momento si sente pronto solo per affrontare i 10 km, quindi è più un successo simbolico e dalla Fidal non è arrivato nessun messaggio. A parlare in compenso è stato Sandro Donati, il tecnico che lo aveva risollevato dopo la prima squalifica portandolo ad un passo dal ritorno ai Giochi di Rio: «Con Alex abbiamo un rapporto di amicizia e di affetto, ma parliamo di altro. Qualche volta mi accenna a qualcosa e gli offro il mio parere. Per lui è una rivincita morale. Tutti questi ragionamenti che facciamo sul caso Schwazer vanno moltiplicati per cento dopo quello che gli è stato fatto», ha detto al Corriere Alto Adige.

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