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Carlo Sassi, l'uomo che con la sua moviola ci ha cambiato la vita

Fu lui a introdurre in Rai, nel 1967, uno strumento che ha fatto epoca Smascherando errori e scatenando discussioni. Non solo nel calcio
di Leonardo Iannacci lunedì 29 settembre 2025

3' di lettura

«Lo vedremo stasera alla moviola». Quante volte, da ragazzi, abbiamo chiuso con queste parole un’accesa discussione calcistica mentre tornavamo a casa dopo una partita. Un episodio dubbio, intravisto dagli spalti o dai “popolari”, in quegli anni ’60-’70-’80 ormai così lontani e quasi indecifrabili, non veniva chiarito subito. Non c’era la tecnologia attuale, il Varo i video che rivelano tutto in diretta senza lasciare spazio, apparentemente, al mistero calcistico. Allora non si capiva nulla. Si litigava su cose ancora ignote: se Rivera fosse stato davvero atterrato in piena area oppure se Facchetti avesse toccato il pallone con la mano. Poi, una sera, arrivò la moviola, quello strano strumento tecnologico il cui nome era stato traslato dalla parola statunitense “movie”, filmato. Tutto accadde durante la Domenica Sportiva che, all’epoca, era l’unico programma sportivo dell’unica emittente esistente: la Rai. Il giornalista addetto a quel congegno che sarebbe diventato la prima “macchina della verità” calcistica, si chiamava Carlo Sassi, scomparso ieri alla bell’età di 95 anni. In quell’operazione piuttosto complessa per la difficoltà nel far tornare indietro immagini in bianco e nero, crepuscolari nei movimenti e poco nitide, Sassi veniva aiutato da un tecnico di studio, Heron Vitaletti. Costui aveva il compito di girare una cigolante manovella, che a sua volta mandava avanti e inidietro i nastri, e aiutare Carlo a comprendere cosa fosse successo. Il ralenty aiutava a capire non tutto, ma meglio: pareva l’uovo di Colombo, la sentenza inappellabile. Definiva se la decisione dell’arbitro sul rigore assegnato, o non assegnato, fosse da ritenere corretta.


IMMAGINI SFUOCATE
Era un gioco di fotogrammi sbiaditi nelle nostre televisioni con il tubo catodico: Sassi, pure lui in difficoltà a tradurre quei fotogrammi, suggeriva a Vitaletti: «Torna indietro, vai un po’ più avanti... Fermati in quel punto... Rivediamolo insieme». E noi tutti, davanti al video, a pendere dalle loro labbra. Anche se non c’era mai la certezza assoluta, impossibile in quel humus iuris e in quel caleidoscopio di fotogrammi. Ugualmente la moviola diventò il giudice supremo, quasi la Corte di Cassazione di un’azione calcistica: se lo diceva la moviola era una certezza e nei bar sport veniva presa come regola da scolpire sul marmo, zittendo chi sosteneva il contrario. Qualche esempio a memoria di appassionato. Il 22 ottobre 1967, Sassi dimostrò che un gol di Gianni Rivera non era valido, e quello fu proprio l’esordio della moviola. E poi passò alla storia quando una sera l’arbitro Concetto Lo Bello, famoso per essere inflessibile e rigido, dopo aver visto un’azione relativa a un rigore da lui negato al Milan che affrontava la Juventus, ammise il proprio errore. Apriti cielo! Da quel momento tutto cambiò. Nel calcio, ma paradossalmente anche nella nostra vitam perché quel modo di vedere e rivedere una sequenza, «andando indietro e tornando avanti», è entrato nelle nostre giornate. Con la tecnologia si è tutto strutturato, e “la moviola” è stata utilizzata in tanti settori della nostra esistenza.

NON SOLO PALLONE
Per dire: se oggi seguite uno dei mille format che trattano di crimini, noterete come il replay venga utilizzato dagli inquirenti per studiare le immagini di telecamere che hanno ripreso un sospetto. Nelle università scientifiche la moviola è, da decenni, uno strumento che aiuta gli studenti a capire meglio, ad esempio durante un’operazione chirurgica. Per scopi meno esiziali, il replay aiuta a suonare uno strumento musicale: basta addentrarsi su YouTube e analizzare uno dei tanti tutorial che spiegano come mettere le dita su una chitarra o su un tasto del pianoforte. Si va avanti o indietro e si cerca di imitare Eric Clapton o Chopin. Mentre se ci si vuole addentrare nel mondo culinario, ecco altri tutorial che, grazie alla moviola, evitano di rovinare una bella cena. Tutto questo è entrato nelle nostre vite da boomer, spesso in difficoltà con la tecnologia, proprio quel 22 ottobre 1967, quando Carlo Sassi mostrò certezze per un’azione calcistica che pareva dubbia, elidendo i dubbi mandando avanti e indietro le immagini. Da allora nulla è più stato come prima. Con un unico limite: molto avrebbe chiarito, da quel momento, la moviola, ma non gli episodi controversi della nostra vita. Il replay per quelli, mezzo secolo dopo, devono ancora inventarlo.

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