"Vedere Jannik Sinner piegato, costretto a usare la racchetta come bastone, è stato toccante", dice il professor Giuseppe Capua, primario di medicina dello sport e membro della Commissione Medica della Figc. "I crampi sono molto dolorosi e danno una limitazione funzionale importante — dice in un’intervista a Il Tempo —. È un segnale chiaro del corpo: si è andati oltre”. Si poteva intervenire subito? Capua è netto: "Purtroppo no. Il fisioterapista avrebbe potuto fare ben poco. Quando arrivano i crampi, il muscolo si blocca per un segnale nervoso che passa solo dopo ore di riposo, l’assunzione di sali minerali e, se serve, qualche piccola dose di antidolorifici”.
Da cosa può essere dipeso? "Certamente da uno stress fisico dovuto non solo alle partite, ma anche ai tanti allenamenti. E poi dal clima, a Shanghai c’era quasi il 90% di umidità, una condizione che crea molti problemi. In certe situazioni il corpo semplicemente si ribella”. Poi il professore si ferma un istante e aggiunge: "Anche i campioni sono persone. La macchina-atleta non esiste. Anche i super sportivi sono esseri umani e devono affrontare le stesse insidie di tutti noi”. E ancora: "Tornando a Sinner, può avere gli stessi problemi fisici di chiunque. Anzi, vederlo così lo ha reso ancora più umano. Personalmente gli voglio più bene”.
Sul tema dei calendari sempre più fitti, Capua non ha dubbi: "Viviamo in un’epoca in cui si chiede troppo agli sportivi — conclude — Non ci sono solo le competizioni e gli allenamenti, ma anche viaggi lunghissimi e continui. Uno dei grandi problemi è che questi ragazzi non hanno il tempo di riposarsi”. E conclude con fermezza: "Il riposo è la parte più importante dell’allenamento e anche la prima forma di prevenzione. Al primo posto deve esserci sempre la salute”.