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Il verme del doping, lo schiaffo dietro al nome "Lance A"

martedì 23 dicembre 2025

1' di lettura

Si chiama "LanceA" e il suo nome è un clamoroso riferimento/sfottò. Anzi, una sfida alla lotta antidoping mondiale: LanceA, come Lance Armstrong, il ciclista americano pluri-vincitore del Toure de France, dominatore per oltre un lustro del circuito mondiale a inizio anni Duemila diventato poi il Male assoluto dello sport, il simbolo odiatissimo del doping e della scorrettezza.

Ecco perché risultano tanto choccanti quanto inquietanti le ultime notizie che arrivano dal mondo della scienza sportiva: LanceA infatti è niente meno che un verme, un lombrico, l'uso del quale permetterebbe agli atleti di godere di un tasso di emoglobina, e di aumento di ossigeno nel sangue, fino a 40 volte maggiore del normale. Il risultato è immediato: performance atletiche mostruose. A questo si aggiunge un altro elemento: la sostanza estratta dalla arenicola marina (verme di mare, appunto), oltre a essere più potente della famigerata EPO, è quasi impossibile da identificare con i normali, attuali controlli anti-doping.

Tecnicamente la sostanza si chiama "M101" e non altera il passaporto biologico degli atleti, che uscirebbero dunque puliti anche dal suo utilizzo. Molto probabilmente, dunque, il mondo dello sport non sarà più lo stesso. O perlomeno, non lo sarà più fino a quando la scienza non troverà le contromisure o la WADA, l'agenzia mondiale anti-doping (quella che, per intendersi, ha lottato per far squalificare Jannik Sinner per Clostebol nonostante l'Itia lo avesse già ampiamente scagionato) non metterà a punto una stretta sui regolamenti.

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