Come e da chi vengono finanziate le Ong? È la domanda che tutti si pongono dopo la scoperta delle valige di denaro provenienti dal Qatar e destinate alla Fight Impunity, la Ong fondata nel 2019 dell'ex eurodeputato Pd e Articolo Uno Antonio Panzeri, attualmente in stato di arresto a Bruxelles.
Ufficialmente le Ong sono delle organizzazioni private, senza fini di lucro, indipendenti dai governi e che ottengono parte significativa dei loro introiti da fonti private, quasi sempre donazioni. Le Ong dovrebbero perseguire, come si legge in quasi tutti gli statuti, «obiettivi di utilità sociale», ad esempio la tutela dell'ambiente, la difesa dei diritti umani, la protezione delle minoranze, la cooperazione e l'aiuto umanitario. Le Ong fanno la loro comparsa nel lontano 1945 con la Carta costituzionale dell'Onu che prevede la possibilità per il suo Consiglio economico e sociale di relazionarsi con «organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrano nella sua competenza». A seconda dei Paesi, le Ong possono avere diverse forme giuridiche. La maggior parte, ad iniziare da quella di Panzeri, sono costituite sotto forma di associazione o fondazione.
Nonostante la loro "indipendenza" dagli Stati, le Ong possono collaborare con le istituzioni pubbliche e ricevere contributi e finanziamenti per svolgere le loro attività. In Italia, il governo Renzi con la legge 125 del 2014 ha regolamentato la materia istituendo un elenco delle Organizzazioni della società civile e di altri soggetti senza finalità di lucro attivi nella cooperazione e nello sviluppo. L'iscrizione in questo elenco è gestita dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Per sostenere il costo delle operazioni di ricerca e salvataggio di migranti nel Mar Mediterraneo, l'attività più frequente, le Ong si avvalgono di finanziamenti privati e pubblici.
I primi sono circa il 45 per cento del totale. Si tratta per la maggior parte di cittadini, organizzazioni no profit, filantropi. I finanziamenti pubblici sono invece legati alla realizzazione di specifici progetti, nel caso della Fight Impunity, ad opera di istituzioni quali Unione Europea. Diverse Ong, per scelta, non utilizzano nessun finanziamento pubblico, operando solo grazie a donazioni private. E qui iniziano i problemi. A parte i canali tracciati, quindi bonifici bancari, il finanziamento avviene in contanti. Le Ong, infatti, hanno regoledi redazione dei propri bilanci molto blande. A livello europeo, a parte una vigilanza formale sulle iscrizioni e sull'aggiornamento dei dati dichiarati, sono scarsi i controlli ispettivi sui bilanci. Una zona d'ombra che con sente di poter accedere in tutta sicurezza ad ingenti risorse.
60MILA PER DIMITRIS
I soldi che arrivano devono essere veramente tanti se Fight Impunity poteva permettersi di remunerare con 60mila euro l'anno l'ex commissario Dimitris Avramopoulos solo per sede re nel suo Consiglio onorario, di cui faceva parte anche Emma Bonino, ex commissaria europea e leader di +Eu ropa, e Federica Mogherini, già Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Con loro anche il premio Nobel per la pace 2018 Denis Mukwege. Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo, ha invocato «regole più severe» per poter sapere cosa facciano le Ong. Il forte sospetto è che servano «per far girare il denaro», co me raccontato da Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e compagno, adesso scaricato, di Eva Kaili, ex vice presidente del Parlamento europeo, anch' ella coinvolta nell'inchiesta. Alla faccia di tanti bei proclami.