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Storie di donne e carceri, Zehra Dogan in mostra a Brescia

sabato 30 novembre 2019
2' di lettura

Brescia, 27 nov. (askanews) - Ha fondato un'agenzia giornalistica femminista curda, è un'artista ed è stata incarcerata per anni. Zehra Dogan è un personaggio forte, complesso, capace però di trovare sempre motivi e modi per guardare avanti. Così la mostra che le dedica la Fondazione Brescia Musei, nella sede di Santa Giulia - dal significativo titolo "Avremo anche giorni migliori" - non è una semplice esposizione, ma qualcosa che va oltre. "Qui a Brescia - ha detto ad askanews la curatrice Elettra Samboulis - c'è una mostra, la prima a livello intenzionale, con sessanta opere di Zehra Dogan, di cui 56 realizzate nelle carceri nelle quali lei è stata reclusa per quasi tre anni. Si tratta di opere realizzate non solo da Zehra, ma anche dalle detenute con cui si è trovata a lavorare. Non immaginiamo un lavoro a quattro mani, piuttosto una forte relazione e un dialogo, che portava, attraverso anche la solidarietà per trovare per esempio i materiali, all'opera finita". I materiali, appunto, uno dei punti caratteristici del lavoro di Zehra Dogan, che trova la propria forza nella storia che documenta, ma anche nella consapevolezza artistica che lo sostiene dal profondo. "Zehra - ha aggiunto Elettra Stamboulis - ha studiato arte all'università e grazie alla sua esperienza di giornalista e artista impegnata sui fronti internazionali, conosce il mondo dell'arte. Ha scelto in modo consapevole di usare elementi che provengono dalla tradizione iconica del mondo curdo, la sua modalità di lavoro utilizza in modo contemporaneo qualsiasi materiale, con la differenza che in questo caso non è semplicemente una scelta estetica, ma è dovuta alla necessità". Una necessità che è anche urgenza narrativa e di testimonianza, urgenza di esistere come arte, come oggetto che documenta e, in un certo senso, giustifica le vite che Dogan racconta. Non sappiamo se possa anche salvarle, queste vite, sicuramente in parte lo fa, ma il punto principale sta probabilmente nel messaggio veicolato dal titolo: avremo anche giorni migliori, perché qui viene indicata una prospettiva possibile, oltre che ovviamente una speranza.

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Secondo un rapporto della Federazione europea per i trasporti e l'ambiente (T&E), un gruppo di pressione ambientalista con sede a Bruxelles, i ponti della Germania necessitano di riparazioni e ammodernamenti per un valore di 100 miliardi di euro. Benedikt Heyl, tra gli autori del rapporto sullo stato dei ponti in Germania per T&E:

"Direi che questo è il risultato di errori politici, il problema in Germania non è la mancanza di risorse, ma il fatto che per anni il denaro è stato investito nel posto sbagliato, ovvero nell'ampliamento delle infrastrutture stradali, mentre i risparmi sono stati fatti nel posto sbagliato, ovvero nella manutenzione dei ponti".

Le immagini del Ponte Carola a Dresda, parzialmente crollato nel gennaio 2025, sono rimaste impresse a molti.

"Quello che non capisco è perché problemi riconosciuti vengano ignorati così a lungo - si lamenta il pensionato Volker Mattern, mentre si trova sul Jahrtausendbruecke, un ponte ricostruito nel 1996 nel centro di Brandeburgo sulla Havel - E questo non è chiaramente un caso isolato, come senza dubbio saprete. Che sia a Berlino, Dresda o in qualsiasi altro luogo: in Germania, le infrastrutture non sono state manutenute adeguatamente negli ultimi 20 anni".

"Vengo da dove hanno dovuto demolire un ponte. Da un giorno all'altro, era così fatiscente che hanno dovuto chiuderlo e poi demolirlo. Non vogliamo finire come Dresda, dove i ponti crollano da soli, dico io", ha denunciato un altro pensionato, Bernard Schuetz.

Per Steffen Scheller, sindaco di Brandeburgo, 65 chilometri a Ovest di Berlino, i soldi non bastano mai: "Abbiamo sicuramente delle spese impreviste, come quelle per un piccolo ponte che deve essere completamente ricostruito quest'anno, il che ci costerà altri 1,4 milioni di euro, fuori dal bilancio. Spendiamo già molti soldi per i nostri ponti e strade ogni anno. Ma quando si tratta di costruire un nuovo ponte da zero, i costi ovviamente aumentano significativamente e i soldi non bastano".

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