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Amazon rinuncia a costruire nuovo quartier generale a New York

sabato 16 febbraio 2019
2' di lettura

New York, 14 feb. (askanews) - Dopo la crescente opposizione di politici e abitanti, Amazon ha annunciato che non costruirà un nuovo quartier generale a New York. Già la settimana scorsa il Washington Post - di proprietà del fondatore di Amazon, Jeff Bezos - aveva scritto che i top manager della società di e-commerce stavano prendendo in considerazione l'ipotesi di abbandonare il progetto. E così è stato. Il quartier generale doveva nascere a Long Island City, nel Queens, ma nonostante i sondaggi mostrassero che il 70% dei newyorkesi era a favore - dice Amazon - il progetto non vedeva rapporti positivi e collaborativi con le autorità statali e locali. Ad ostacolare il progetto, almeno un paio di ragioni: la società avrebbe ricevuto degli incentivi economici per realizzare il suo campus sulla riva dell'East River e inoltre si temeva che la presenza del gigante dell'e-commerce e dei suoi dipendenti avrebbe fatto crescere a dismisura i prezzi delle case in quella zona: "È ingiusto. Approfittano delle comunità che cercano un lavoro, che cercano un buon lavoro. Ma qui a New York vogliamo anche cittadini di corporation responsabili, vogliamo che la gente rispetti le comunità, rispetti i suoi lavoratori. Amazon non era disposto a farlo", spiega Dave Mertz, direttore del sindacato RWDSU (Retail, Wholesale and Department Store Union). "Credo inoltre che per venire non volessero cambiare la loro cultura e sistema di valori di corporation", aggiunge il consigliere della città di New York, James Van Bramer. "Mi innervosiva il fatto che Amazon potesse portare folle di gente, facendo assomigliare il quartiere più a Manhattan, che è stato il motivo per cui ci siamo spostati qui e non in città". La società si è detta "dispiaciuta" e ringraziando il governatore Cuomo e il sindaco de Blasio, ha sottolineato che andrà avanti, come previsto, con le sedi in Virginia e a Nashville. Il campus di Amazon avrebbe dovuto creare 25.000 posti di lavoro.

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Berlino, 20 dic. (askanews) - In un mercatino di Natale di Berlino, una piccola folla curiosa si accalca davanti a uno stand: l'attrazione è un robot umanoide di Tesla, che serve popcorn. Ribattezzato "Optimus", dovrebbe essere commercializzato entro un anno e costare circa 20.000 euro.

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"Porte della Speranza" è un progetto promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede in collaborazione con il DAP Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e realizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners, che lo ha curato. "Creare oggi e dirigere dei monumenti alla speranza, delle porte della speranza - ha aggiunto Davide Rampello - è un segno fondamentale. La speranza è la possibilità dell'uomo di immaginare la vita e abbiamo scelto non solo artisti, ma abbiamo scelto per questo straordinario progetto uomini, artisti, scienziati, uomini di teatro, in modo tale da avere una interpretazione corale di questo fondamentale sentimento".

La porta lignea di De Lucchi non distingue un dentro e un fuori: è un'architettura senza muro, un invito a considerare la trasformazione come un cammino condiviso e non come un gesto isolato. E si inserisce nella visione della Santa Sede verso il luogo carcerario. "Lo spirito dell'anno giubilare - ha concluso il cardinale José Tolentino de Mendonca, prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede - è affermare la speranza, una speranza che deve arrivare a tutti e anche a tutti i contesti, nessuno è escluso da questo messaggio di speranza. Certamente è una realtà molto complessa quella dei carceri, ma è una realtà che, illuminata dalla speranza, diventa un una porta aperta in tante vite".

Dopo San Vittore, Porte della Speranza proseguirà coinvolgendo numerosi autori, chiamati a dialogare con altrettanti istituti penitenziari.

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Fa discutere il ticket di due euro per Fontana di Trevi: "Eccessivo"

Roma, 20 dic. (askanews) - Fa subito discutere la novità che riguarderà Roma nel prossimo anno. Il sindaco Roberto Gualtieri ha ufficializzato quello che si vociferava da giorni: dal primo febbraio 2026 si pagheranno due euro per vedere da vicino la Fontana di Trevi, una delle bellezze più affollate e fotografate dai turisti in visita nella Capitale.

Non solo; la novità riguarda l'accesso ai musei civici e ai monumenti di competenza di Roma Capitale che sarà gratis per tutti i residenti della Città Metropolitana mentre pagheranno un ingresso turisti e non residenti alla Fontana di Trevi e ad altri 5 siti e musei finora gratuiti. Ma la Fontana è quella che fa più discutere: si pagherà l'accesso all'invaso, regolamentando l'afflusso turistico così come durante i recenti lavori di manutenzione. Una novità che non piace a tutti.

"Non dovrebbe essere così, i turisti che vengono da fuori già spendono, già lasciano qualcosa al Comune di Roma, non lo trovo giusto, mi sembra un eccesso". "Da un lato potrebbe essere giusto perché c'è bisogno di pagare la pulizia della fontana, ci sono delle spese, dall'altro penso che la cultura debba essere accessibile a tutti". "Sono a favore - dice invece una turista spagnola - non penso che sia una cattiva idea perché capisco che con questi soldi potranno mantenere la città, che è piena di turisti, e credo che la questione del super-turismo sia molto importante".

Fontana di Trevi registra una media di 30.000 accessi al giorno, con punte di 70.000, per un totale di oltre 9 milioni di visitatori l'anno.

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