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Italtherm, l'azienda italiana rinata che esporta in 23 Paesi

sabato 19 ottobre 2019
2' di lettura

Piacenza, (askanews) - E' stata rilevata nel 2007 da un'impresa tedesca, che l'ha chiusa nel 2011, lasciando a casa i suoi 250 dipendenti. Poi, nel 2012, la riapertura con un nuovo marchio, con la riassunzione di molti degli ex dipendenti sotto la guida dell'ex management che ha creduto nel successo dell'impresa in un momento in cui molte aziende italiane chiudevano i battenti o delocalizzavano all'estero. È la storia di Italtherm, cinquant'annni di esperienza nel settore del riscaldamento e della climatizzazione, che ora esporta in 23 mercati internazionali inclusa la Cina i suoi 150 nuovi prodotti messi sul mercato dalla riapertura. E una crescita del fatturato, tra il 2018 e il 2017, del 54 per cento. Con l'obiettivo, nel medio periodo, di arrivare a duecento dipendenti. Pietro Giannotta, direttore commerciale Italtherm Italia, spiega come è rinata un'azienda che vanta tra i suoi prodotti di punta quella che definisce "la caldaia più efficiente sul mercato", dal design firmato Giugiaro. "Il rimettersi in gioco, rimettersi in discussione, non è stata una scelta facile. C'è stata anche un po' di pazzia da parte nostra. Il segreto è stato la caparbietà, la conoscenza e la nostra capacità di mettersi in gioco per quello che sapevamo fare. E quindi abbiamo ricreato un'azienda che possa dare risposte con sviluppo di prodotti, di tecnologie, ma anche rispettose dell'inquinamento, l'energia, il green. E questo è stato ed è il nostro successo". L'azienda, che è riuscita a riconquistare molti dei suoi clienti storici, impiega oltre il 20 per cento della sua forza lavoro in ricerca e sviluppo. E punta tutto sull'innovazione, con l'introduzione dell'Ics, l'Intelligent combustion system, una sistema di controllo elettronico con cui vengono continuamente rilevati i parametri di combustione all'interno di una caldaia "intelligente" che si autoregola, si adatta ai vari tipi di gas e alla maggior parte degli impianti, anche quelli costruiti molti anni fa, ottimizzando rendimento ed emissioni. Ne spiega il funzionamento l'ingegner Giovanni Fontana. "L'Ics è un acronimo, che noi abbiamo coniato per spiegare la possibilità della nostra caldaia di modulare la potenza tra valori minimi e massimi molto ampi. Questo permette alla caldaia di adattarsi a qualsiasi condizioni in cui viene chiesto di funzionare. Per il riscaldamento dove normalmente la potenza richiesta è bassa e anche per il sanitario in cui la potenza richiesta è decisamente più elevata. Quindi con un unico apparecchio si riesce a rispondere a entrambe le necessità. Cosa che nelle caldaie non dotate di questo sistema è più difficile di ottenere". E per quanto riguarda l'inquinamento... "Anche meno emissioni, perché il fatto di rimanere accesi alla potenza esatta ha la possibiltà di ridurre notevolmente quello che io immetto in atmosfera".

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Le più recenti evidenze scientifiche li associano a un incremento del 15-20% della mortalità per tutte le cause, a un rischio aumentato del 12-18% di patologie cardiovascolari. Per affrontare con rigore una sfida emergente per la sanità pubblica, l'Intergruppo Parlamentare Stili di Vita e Riduzione del Rischio ha promosso il Convegno "Alimenti Ultraprocessati e Salute. Dalla classificazione NOVA alle politiche pubbliche" con l'obiettivo di un position paper che possa contribuire ad orientare le politiche nazionali nei prossimi anni.

"Il consumo di cibi ultra processati nel nostro paese raggiunge quasi il 20%. Questa è una buonissima notizia - sottolinea Johann Rossi Mason Direttrice del MOHRE - rispetto a paesi come gli Stati Uniti che raggiungono circa il 60% della dieta. Ma la loro diffusione è in crescita, così come una serie di malattie croniche che prima erano appannaggio della popolazione anziana e che invece iniziamo a vedere tra i giovanissimi. Questo significa che non possiamo lasciare le scelte alimentari solo alle persone, che spesso non hanno consapevolezza di quello che stanno comprando, non hanno il tempo di passare ore a leggere le etichette". "Una delle proposte quindi che faremo nel nostro position paper è quello di limitare ad alcune fasce selezionate, la pubblicità diretta ai minori", aggiunge.

Gli alimenti ultraprocessati - definiti dalla classificazione NOVA come 'formulazioni industriali con cinque o più ingredienti, contenenti sostanze raramente utilizzate nella cucina domestica' - non rappresentano solo un problema di eccesso di zuccheri, grassi e sale, ma sono una fonte importante di additivi alimentari, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e anche la durata.

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