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Sostenibilità e nuova ecologia: torna A seminar la buona pianta

sabato 29 settembre 2018
2' di lettura

Milano (askanews) - Un festival che vuole diffondere maggiore consapevolezza in tema di rapporto uomo-natura, con la volontà di favorire la formazione di una coscienza responsabile in tema di sostenibilità, sviluppo e salute umana. A Milano Aboca presenta la settima edizione del proprio evento "A seminar la buona pianta", con la direzione artistica di Giovanna Zucconi. "Quest'anno - ha detto ad askanews - il filo rosso, o verde se preferite, è quello della sostenibilità, della responsabilità individuale e d'impresa, però verificato davvero. Il nostro tentativo è quello di ascoltare le voci intelligenti, anche quelle critiche, che aiutano sempre, ma anche di rendere sexy un argomento come quello dell'ecologismo e dell'ecologia che è stato a lungo vissuto come punitivo, mentre noi pensiamo che sia anche la chiave per ripensare e cambiare velocemente un'idea di sviluppo che evidentemente sta dimostrandosi un po' logora e controproducente". Un'idea che, nell'arco di tre giorni tra Palazzo Mezzanotte e l'Orto botanico di Brera, tra i Navigli e la Fondazione Feltrinelli, scrittori, scienziati, economisti, filosofi e musicisti tenteranno di plasmare di nuovo insieme. E "insieme" è la parola chiave dell'edizione 2018 del festival. Valentino Mercati, presidente di Aboca: "Il valore d'impresa che noi cerchiamo di trovare nel rapporto con gli altri - ci ha spiegato - oggi si definisce bene con una parola come 'condivisione' e all'interno del condividere sta anche il nostro successo da sempre". L'incontro inaugurale del festival, dedicato alle imprese responsabili e al modo in cui questo concetto si aggiorna, ha mostrato in un certo senso la filosofia di fondo delle giornate milanesi, ispirate dall'idea di bene comune. Sul palco anche Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca: "L'impresa - ci ha detto - è una rete che fa parte di un sistema di reti, che sono la società e l'economia, per questo non si può prescindere dal metterla in relazione con l'ambiente e la società. E se l'impresa stessa vive di relazioni, vive in quanto è capace di contribuire al bene comune e per farlo dovrà realizzare dei profitti. Fondamentalmente si inverte la prospettiva e credo che questo lo si debba considerare in un'ottica di medio-lungo periodo come un cambio di paradigma che se non volontario ci verrà imposto". Fino al 30 settembre a Milano, dunque, si proverà a immaginare un futuro più sostenibile, senza rinunciare allo sviluppo, ma pensandolo diversamente.

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Alimenti ultraprocessati, la sfida della sanità pubblica nel piatto

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Le più recenti evidenze scientifiche li associano a un incremento del 15-20% della mortalità per tutte le cause, a un rischio aumentato del 12-18% di patologie cardiovascolari. Per affrontare con rigore una sfida emergente per la sanità pubblica, l'Intergruppo Parlamentare Stili di Vita e Riduzione del Rischio ha promosso il Convegno "Alimenti Ultraprocessati e Salute. Dalla classificazione NOVA alle politiche pubbliche" con l'obiettivo di un position paper che possa contribuire ad orientare le politiche nazionali nei prossimi anni.

"Il consumo di cibi ultra processati nel nostro paese raggiunge quasi il 20%. Questa è una buonissima notizia - sottolinea Johann Rossi Mason Direttrice del MOHRE - rispetto a paesi come gli Stati Uniti che raggiungono circa il 60% della dieta. Ma la loro diffusione è in crescita, così come una serie di malattie croniche che prima erano appannaggio della popolazione anziana e che invece iniziamo a vedere tra i giovanissimi. Questo significa che non possiamo lasciare le scelte alimentari solo alle persone, che spesso non hanno consapevolezza di quello che stanno comprando, non hanno il tempo di passare ore a leggere le etichette". "Una delle proposte quindi che faremo nel nostro position paper è quello di limitare ad alcune fasce selezionate, la pubblicità diretta ai minori", aggiunge.

Gli alimenti ultraprocessati - definiti dalla classificazione NOVA come 'formulazioni industriali con cinque o più ingredienti, contenenti sostanze raramente utilizzate nella cucina domestica' - non rappresentano solo un problema di eccesso di zuccheri, grassi e sale, ma sono una fonte importante di additivi alimentari, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e anche la durata.

"Non sempre la processazione è una cosa negativa, è una cosa che viene fatta a livello di trasformazione sia domestica che industriale - sottolinea Francesco Sofi, dell'Università di Firenze - per cercare di mantenere il prodotto, per cambiare la conformazione del prodotto, ma per permetterci di ingerirlo anche in giorni successivi all'acquisto. Bisogna quindi capire quale è il livello di trasformazione accettabile per poter ottenere un prodotto salutare".

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