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Myanmar, il Bangladesh rinvia il rimpatrio dei profughi rohingya

sabato 27 gennaio 2018
2' di lettura

Dacca (askanews) - Il Bangladesh ha deciso di rinviare l'avvio del rimpatrio in Myanmar dei profughi rohingya inizialmente previsto per il 23 gennaio 2018, come concordato da Dacca e Naypyidaw. Lo ha fatto sapere Abul Kalam Azad, funzionario del Dipartimento per gli aiuti ai profughi e per i rimpatri dal Bangladesh. "Saremo molto lieti di vedere il processo di rimpatrio iniziare il prima possibile - ha detto - ma allo stesso tempo vogliamo che tutto avvenga in maniera sicura e definitiva, per questo stiamo evidenziando diversi problemi di sicurezza". La stessa Amnesty International ha accolto con un sospiro di sollievo la notizia perché, secondo l'associazione umanitaria, l'avvio del rimpatrio avrebbe messo a rischio l'incolumità e i diritti degli oltre 650mila rohingya musulmani, fuggiti oltreconfine nel 2017 a causa della brutale repressione subita in Myanmar in quella che l'Onu ha definito una vera e propria operazione di pulizia etnica. Gli stessi profughi, in effetti, hanno confessato di temere per la propria salute. "Non torneremo indietro anche se è stato raggiunto un accordo - dice questo anziano - le nostre vite non sono ancora al sicuro lì". "Qui possiamo mangiare e stiamo tranquilli - aggiunge questo ragazzino - siamo spaventati, se attraversiamo il confine ci ammazzano tutti". "Ci uccideranno - conclude quest'uomo - tortureranno le nostre donne e le violenteranno, scaveranno delle buche e ci getteranno dentro. È questo ciò che faranno se torneremo indietro". Amnesty International sta sollecitando i governi di Bangladesh e Myanmar a non prendere in considerazione il ritorno dei rifugiati rohingya fino a quando non vi saranno le condizioni per un ritorno volontario e in condizioni di dignità e sicurezza, come richiesto dal diritto internazionale, e finché non saranno prese misure per coinvolgere i rifugiati rohingya nelle decisioni che li riguardano. Al momento l'accordo tra Bangladesh e Myanmar prevede anche un possibile coinvolgimento delle Nazioni Unite ma solo sul lato del Bangladesh e non chiarisce quanto l'Alto commissariato Onu per i rifugiati possa avere capacità e autorità di valutare la volontarietà dei ritorni. Il 16 gennaio 2018 il governo del Myanmar aveva reso noto che avrebbe accolto 1.500 rifugiati ogni settimana, una cifra considerata insufficiente a completare il rimpatrio entro 2 anni come previsto.

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"Non dovrebbe essere così, i turisti che vengono da fuori già spendono, già lasciano qualcosa al Comune di Roma, non lo trovo giusto, mi sembra un eccesso". "Da un lato potrebbe essere giusto perché c'è bisogno di pagare la pulizia della fontana, ci sono delle spese, dall'altro penso che la cultura debba essere accessibile a tutti". "Sono a favore - dice invece una turista spagnola - non penso che sia una cattiva idea perché capisco che con questi soldi potranno mantenere la città, che è piena di turisti, e credo che la questione del super-turismo sia molto importante".

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