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George Ezra: ho capito quanto amo la musica e ora so cosa voglio

sabato 14 luglio 2018
3' di lettura

Milano (askanews) - Tanta voglia di imparare, ma anche di godersi una vita felice per quello che è, e soprattutto continuare sempre a fare musica perchè significa felicità: non si sente più il ragazzino del debutto ma ancora un "giovane uomo" George Ezra, cantautore britannico di 25 anni arrivato al successo con il primo album, anche con il singolo "Budapest". Il secondo disco si intitola "Staying at Tamara's" ed è stato ispirato dai viaggi del cantante, in particolare dal soggiorno nell'appartamento di Barcellona della ragazza del titolo. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove tornerà il 26 ottobre in concerto al Fabrique, e dove si è esibito in uno showcase in collaborazione con Spotify. "La mia ospite si chiamava Tamara, non ho trascorso tanto tempo con lei perchè lavorava e io esploravo la città, ma il suo appartamento è stato molto importante perchè mi dava le chiavi di una nuova città, sono rimasto in uno stesso posto per un mese intero e non mi succedeva da due anni". "Mi sono sentito stabile, non avevo più la sensazione di dover fare i bagagli per partire di nuovo, e quando sono tornato a casa ero contento di tornare dagli amici e dalla famiglia". Block notes e chitarra sono i compagni di viaggio di George Ezra, gli appunti diventano spunto per nuove canzoni. L'ultimo singolo "Shotgun" è raccontato dal punto di vista del passeggero in auto. "Durante i viaggi prendo nota di tutto quello che faccio ma scrivo quando torno a casa, in modo da potermi godermi tutto senza fare troppi sovra pensieri. Incontri persone, vedi posti nuovi, tutto è nuovo, la moneta, il clima, è un modo molto bello di essere ispirati". Il secondo album arriva dopo un periodo di confusione che lo ha costretto a fermarsi per un periodo. "Ho grande rispetto per quello che ho fatto in passato ma quando ascolto il primo album sento proprio quel ragazzo di 19 anni. Non lo intendo in senso negativo ma per dire che adesso musicalmente so di più cosa voglio, suono con una band e so come è il mio pubblico, personalmente mi sento come se fossi sempre in cambiamento". "Sto imparando a rilassarmi un po' di più, ad andare piano, cercare di non essere tanto impaziente, dato che non sono molto bravo a fermarmi, quando finisco di mangiare ad esempio pago subito e vado, invece dovrei rilassarmi di più". Oltre alla musica, il cantante si dedica anche al Web con la serie in podcast "George Ezra and Friends" che ha debuttato al primo posto della classifica iTunes Postcast il giorno della pubblicazione: la prima stagione lo ha visto chiacchierare con star come Elton John e Ed Sheeran, ora sta lavorando alla seconda. "Da tutti gli incontri con altri musicisti ho capito quanto io ami la musica, lo davo per scontato ma quando sento gli altri parlare di questo sono affascinato. È bello sentire le storie degli altri: il copione è sempre simile, quando ami suonare inizi ad esibirti, qui succede qualcosa e questo significa che puoi farlo ogni giorno, ma quello che accade tra questi passaggi è diverso per ognuno". La lezione che ha imparato dopo aver avuto successo è che "la cosa più importante è stare sul palco per il pubblico, che loro siano felici, e che non sei al top per sempre, quindi devi apprezzare cosa succede ora". "La mia esperienza del pubblico italiano è che sia pazzo in senso buono, cantano ogni parola, e gridano dopo ogni canzone, sono sempre molto grati e ti fanno sentire benvenuto".

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Fondazione Elpis presenta la sesta edizione di Una Boccata d'Arte

Milano, 20 mag. (askanews) - Fondazione Elpis presenta la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, il progetto d'arte contemporanea ideato nel 2020 da Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis, diffuso lungo tutta la Penisola in 20 piccoli centri con meno di 5.000 abitanti e realizzato in collaborazione con Maurizio Rigillo di Galleria Continua e Threes.

Nel 2024, Una Boccata d'Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. La mostra "Dove non sono mai stato, la sono" fino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l'importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.

In occasione della conferenza stampa, la Presidente Marina Nissim ha illustrato ad Askanews il progetto: "Oggi siamo qui a presentare la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, un progetto che nasce nel 2020. I giovani artisti vengono portati in 20 borghi ogni anno, un borgo per regione, e sono invitati a dialogare, a avere un momento di incontro e a lavorare all'interno del borgo. È un evento prettamente partecipativo, di condivisione, di scambio, di riflessione e di rigenerazione.

In questo spazio, che è lo spazio a Milano di Fondazione Elpis, abbiamo oggi una mostra che vuole documentare i primi cinque anni di Una Boccata d'Arte. Abbiamo delle opere di alcuni artisti che hanno presentato il loro lavoro sul territorio e soprattutto la mostra vuol far capire la dimensione e l'importanza di questo progetto. In cinque anni, avendo già toccato cento borghi, siamo riusciti a lasciare 40 opere permanenti sul territorio e questo vuol dire che questo segnale, questa scintilla, questo progetto temporaneo in realtà ha lasciato una testimonianza permanente e questa è lamia più grande soddisfazione". Ad ogni edizione, Una Boccata d'Arte acquisisce sempre maggior consapevolezza rispetto alla necessita di dare vita a opere e progetti in cui le comunitàpossano riconoscersi: sono tanti gli artisti che hanno lavorato sulle memorie preesistenti o sulla definizione di nuove occasioni di aggregazione, in molti casi mettendo in campo le proprie identità culturali d'origine.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 la sesta edizione coinvolge borghi, in un'espansione del progetto verso spazi in disuso, luoghi di aggregazione dimenticati o ai margini del tessuto urbano. L'edizione 2025 si compone di interventi dalla spiccata valenza partecipativa e ambientale, in alcuni casi con opere pensate per restare come segni permanenti nei territori. I progetti nascono da ricerche approfondite sul campo grazie alla mediazione dei curatori regionali.

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione:

Hetty Laycock a Ollomont (AO) in Valle d'Aosta, a cura Elena Graglia;

Bibi Manavi a Borgolavezzaro (NO) in Piemonte, a cura di Veronica Botta;

Jim C. Nedd a Framura (SP) in Liguria, a cura di Mireille Filippini per Threes;

Aiko Shimotsuma a Brunate (CO) in Lombardia, a cura di Edoardo De Cobelli;

Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige, a cura di Valerio Panella;

Giacomo Gerboni a Tarzo (TV) in Veneto, a cura di Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni;

Babau a Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, a cura di Marta Oliva;

Vica Pacheco a Bagnara di Romagna (RA) in Emilia-Romagna, a cura di Sofia Baldi Pighi per Threes;

Stella Rochetich a Pratovecchio Stia (AR) in Toscana, a cura di Gabriele Tosi;

Qeu Meparishvili a Citerna (PG) in Umbria, a cura di Giovanni Rendina;

Giuseppe Abate a Altidona (FM) nelle Marche, a cura di Matilde Galletti;

Gabriele Ermini a Oriolo Romano (VT) in Lazio, a cura di Irene Angenica;

Adele Dipasquale a Roccacaramanico, fraz. di Sant'Eufemia a Maiella (PE) in Abruzzo, a cura di Andrea Croce; Roberto Casti a Macchiagodena (IS) in Molise, a cura di Alessia Delli Rocioli;

Tild Greene a Lustra (SA) in Campania, a cura di Giulia Pollicita;

Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, a cura di VOGA Art Project; Vaste Programme a Miglionico (MT) in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto; Anna Ill a Simeri Crichi (CZ) in Calabria, a cura di Ehab Halabi Abo Kher;

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Cannes, 20 mag. (askanews) - Il regista iraniano dissidente Jafar Panahi ha sfilato sul red carpet di Cannes dove è tornato dopo anni per presentare il nuovo film "A simple accident", in Concorso.

A Panahi, detenuto in Iran fino a febbraio 2022 - dal 2009 è stato ripetutamente incarcerato per il suo cinema ritenuto sovversivo dal regime della Repubblica islamica - ha riavuto il permesso di uscire dal Paese ad aprile del 2023 e ora è volato al Festival con il cast del film girato sempre in clandestinità.

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Londra, 20 mag. (askanews) - "Non possiamo permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame", ha detto oggi il premier britannico, Keir Starmer, definendo "totalmente e assolutamente inadeguata" la quantità di auti autorizzata dalle autorità israeliane nell'enclave palestinese dopo 11 settimane di blocco. Parlando davanti alla Camera dei comuni, Starmer ha rimarcato la necessità di "coordinare la nostra risposta, perché questa guerra dura da troppo tempo". Proprio oggi il Regno Unito ha annunciato la sospensione dei negoziati con il governo israeliano su un nuovo accordo di libero scambio e ha deciso di convocare al ministero degli Esteri l'ambasciatrice israeliana nel Regno Unito, Tzipi Hotovely.

Dura la risposta di Israele: "Il mandato britannico è terminato esattamente 77 anni fa. Le pressioni esterne non faranno deviare Israele dal suo cammino nella lotta per la sua esistenza e la propria sicurezza contro i nemici che cercano di distruggerlo", ha ribattuto il ministero degli Esteri dello Stato ebraico.

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