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Hauser and Wirth e Fondazione Piero Manzoni: accordo di esclusiva

sabato 17 giugno 2017
2' di lettura

Basilea (askanews) - A più di 50 anni dalla morte di Piero Manzoni, la Fondazione che porta il suo nome ha siglato un importante accordo di esclusiva mondiale con la galleria Hauser and Wirth, impresa globale partita dalla Svizzera, ma che ora vanta sedi, oltre che a Zurigo, anche a Londra, New York e Los Angeles e che da qualche anno si è stabilmente insediata nel ristrettissimo gruppo delle gallerie più importanti del mondo. La fiera Art Basel è stata la prima occasione ufficiale per presentare la partnership e nello stand di Hauser and Wirth sono stati esposti due pezzi di Piero. "Manzoni - ha detto ad askanews Marc Payot, partner e vicepresidente della galleria - per noi è un sogno che diventa realtà. E' una figura così rilevante nella storia dell'arte europea, così radicale per il suo tempo, e per noi avere l'opportunità di rappresentare la Fondazione significa renderlo rilevante nell'arte contemporanea e promuoverlo globalmente dalla Cina al Sudamerica". A rappresentare la Fondazione Piero Manzoni a Basilea c'era la direttrice, nonché nipote dell'artista, Rosalia Pasqualino di Marineo. "Per la Fondazione Piero Manzoni - ci ha spiegato - è molto importante questo accordo fatto con Hauser and Wirth, perché dà non soltanto il supporto a tutte le attività della Fondazione, ma anche la possibilità di portare avanti progetti speciali, come il nuovo catalogo online, che verrà fatto nei prossimi due anni, o anche progetti espositivi particolari che faremo nelle loro gallerie o anche in istituzioni pubbliche straniere". Una promozione che comprende, ovviamente, anche i rapporti con i potenziali compratori e da Basilea è subito rimbalzata la notizia della vendita di un Achrome per oltre 11 milioni di euro. Nella filosofia di Hauser and Wirth, però, la valorizzazione di un artista non riguarda solo la sfera economica, ma anche quella di ricerca, per esempio attraverso il confronto tra i grandi artisti rappresentati. "Quando si guarda il lavoro di Mike Kelley, che nello stand abbiamo messo accanto a Manzoni - ha aggiunto Marc Payot - si vede il parallelo tra il modo radicale in cui Kelley ha affrontato il suo dipinto, per la sua epoca, e quello in cui lo ha affrontato Manzoni. Questo confronto ci affascina molto".

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