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Omostransfobia, Zan: il mio ddl tenuto in ostaggio da Ostellari

di TMNews giovedì 29 aprile 2021
3' di lettura

Roma, 29 apr. (askanews) - Il ddl Zan è stato calendarizzato in Commissione Giustizia al Senato. Una buona notizia che si attendeva da mesi, ma la strada per l'approvazione a Palazzo Madama del disegno di legge contro l'omotransfobia, che porta il nome dell'attivista e deputato del Pd Alessandro Zan, è ancora piena di ostacoli. Primo fra tutti il presidente della Commissione, il leghista Andrea Ostellari (padovano come Zan) che ha mantenuto la delega di relatore del disegno di legge.

"Finalmente perché è una legge che è stata approvata alla Camera il 4 novembre e trasmessa al Senato il giorno dopo, abbiamo aspettato 6 mesi per vedere la calendarizzazione. Normalmente è un atto che si fa automaticamente, ma il presidente della Commissione Giustizia (Andrea Ostellari, ndr) ha tenuto questa legge nel cassetto arbitrariamente, perché la maggior parte della Commissione Giustizia la vuole discutere e votare, come anche la maggior parte del Senato. Il fatto che una persona sola decida arbitrariamente di tenere in ostaggio una legge è quantomeno una forzatura democratica", denuncia il suo promotore in un'intervista ad Askanews.

Il ddl è stato "incardinato" in Commissione Giustizia con 13 "sì" e 11 "no", Italia Viva ha rivendicato di essere stata "decisiva": "Tutti i voti sono decisivi, perché il Pd ne aveva 4, Italia Viva ne aveva 1, il M5s 5, per cui tutti i voti sono decisivi", precisa Zan.

Nello stesso giorno la Cei (Conferenza episcopale italiana) ha aperto a un "dialogo" sulla legge Zan, sentendo tuttavia il dovere di riaffermare che la famiglia è unica ed è quella costituita da un uomo e una donna: "Non c'entra nulla la famiglia, non c'entra nulla la questione dell'uomo e della donna. Questa è una legge contro i crimini d'odio, è una legge che protegge le vittime vulnerabili, che sono oggetto di violenza e istigazione all'odio per la loro soggettività, semplicemente perché esistono", replica. "L'invito che faccio sempre è quello di leggersi la legge prima di parlare, perché a volte c'è una mistificazione della realtà".

Il ddl prevede "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità", estendendo di fatto le fattispecie di reato già contenute nell'articolo 604 bis del codice penale, previsti con la legge Mancino nel 1993. Il ddl rischia ora di essere affossato con una pioggia di emendamenti?

"Il tema è: vogliamo questa legge o non la vogliamo? Se la vogliamo dobbiamo difenderla e approvarla così com'è, perché se la cambiamo il testo dovrà tornare alla Camera e questo rallenterà di molto i tempi".

Intanto sui social spopola l'hashtag "diamociunamano", che ha visto in prima fila una serie di star e artisti a sostegno del ddl Zan, tra cui Fedez. "Tramite i social" conclude Zan, "sta crescendo un'onda molto importante di impegno civile e politico dove i giovani chiedono giustizia, chiedono che le persone non siano più discriminate per la loro condizione, per la loro soggettività, per il fatto semplicemente di esistere e questo concetto dovrebbe essere accolto da chi sta nelle istituzioni, dai parlamentari per arrivare a una rapida approvazione di una legge che l'Italia non può più aspettare".

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Un discorso molto sentito peraltro, che ha descritto la grande differenza che può fare un contingente italiano all'estero, grazie non solo alla professionalità, ma anche all'umanità e alla capacità di comunicare degli italiani. Di farsi partecipi.

Il tutto mentre il mondo sta cambiando sempre più velocemente, le sfide si moltiplicano. Ieri ancora una volta i rapporti dell'intelligence statunitense hanno avvertito che il presidente russo Vladimir Putin intende conquistare tutta l'Ucraina e rivendicare parti dell'Europa che appartenevano all'ex impero sovietico. "Noi non siamo pronti ad affrontare la follia di nessuno e quindi non saremmo pronti se quello che dice l'intelligence americana si verificasse perché non siamo pronti ad avere una guerra in casa, non lo siamo per mentalità, non lo siamo perché abbiamo disinvestito in difesa negli ultimi 40 anni, non lo siamo per mille motivi, quindi non lo siamo" ha detto Crosetto, rispondendo in conferenza stampa a Novo Selo in Bulgaria, a una domanda di askanews sulle recenti indiscrezioni trapelate dalla Intelligence Usa.

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Di fronte a un futuro nel quale sempre più c'è la Nato ma l'Europa dovrà iniziare a difendersi da sola. Giunto il momento, come per quei figli che prima o poi devono lasciare il nido.

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Servizio di Cristina Giuliano

Montaggio di Gualtiero Benatelli

Immagini askanews

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