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Bova in "Don Matteo 13": personaggio che mi conforta e dà energia

di TMNews venerdì 25 marzo 2022
2' di lettura

Roma (askanews) - "Don Matteo" è una serie con una longevità e un successo da record. Dal 31 marzo su Rai 1 torna con una nuova stagione e una grande novità: nel corso delle dieci puntate di "Don Matteo 13" uscirà infatti di scena Terence Hill e entrerà Don Massimo, interpretato da Raoul Bova. Non vedremo più scorrazzare il prete investigatore in bicicletta, dunque, ma attorno al nuovo sacerdote ci saranno sempre i carabinieri della caserma di Spoleto, il Maresciallo Cecchini interpretato da Nino Frassica, il Capitano Anna Olivieri (Maria Chiara Giannetta), Marco Nardi, ovvero Maurizio Lastrico, e anche il ritorno del Colonnello Anceschi, interpretato da Flavio Insinna.

Bova a proposito del suo personaggio racconta: "Inizialmente non è proprio ben visto, perché è un prete nuovo e non a tutti e non tutti lo prendono a ben volere. E' un prete sicuramente moderno, che non indossa l'abito talare ma va in giro con la moto, va in giro sempre con un segno di distinzione, con una croce di legno, è un po' un francescano, un po' concreto sui problemi di tutti i giorni. E' uno che coltiva la terra, è uno che gli piace stare all'aria aperta e contemporaneamente è attento a tutti i problemi delle persone".

Alla domanda se abbia avuto qualche consiglio da Terence Hill l'attore risponde: "Mi ha detto di trovare la mia identità, di trovare il mio Don, di trovare il mio nome e cercare di andare avanti con il cuore, la sincerità e con l'onestà".

Una bella eredità quella che Bova ha raccolto, visto che in 22 anni di vita e 265 puntate la serie prodotta da LuxVide con RaiFiction ha avuto share altissimi. Alla domanda cosa rappresenti per lui questo "Don Matteo" e se sia un passaggio speciale nella sua carriera, l'attore risponde: "L'attore spesso è condizionato dall'uomo. L'uomo cerca quell'appagamento anche nel proprio lavoro, in quello che lo fa stare bene, in quel personaggio che ti conforta, che ti dà energia, che ti dà speranza. Quello che cercavo io nella mia prospettiva, nel mio percorso, era proprio questo, una prova anche leggera, profonda, che mi lasciasse dentro un sorriso ma anche con profondità, cioè con quella ricerca interiore che spesso mi appartiene, anche personalmente".

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Alimenti ultraprocessati, la sfida della sanità pubblica nel piatto

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Le più recenti evidenze scientifiche li associano a un incremento del 15-20% della mortalità per tutte le cause, a un rischio aumentato del 12-18% di patologie cardiovascolari. Per affrontare con rigore una sfida emergente per la sanità pubblica, l'Intergruppo Parlamentare Stili di Vita e Riduzione del Rischio ha promosso il Convegno "Alimenti Ultraprocessati e Salute. Dalla classificazione NOVA alle politiche pubbliche" con l'obiettivo di un position paper che possa contribuire ad orientare le politiche nazionali nei prossimi anni.

"Il consumo di cibi ultra processati nel nostro paese raggiunge quasi il 20%. Questa è una buonissima notizia - sottolinea Johann Rossi Mason Direttrice del MOHRE - rispetto a paesi come gli Stati Uniti che raggiungono circa il 60% della dieta. Ma la loro diffusione è in crescita, così come una serie di malattie croniche che prima erano appannaggio della popolazione anziana e che invece iniziamo a vedere tra i giovanissimi. Questo significa che non possiamo lasciare le scelte alimentari solo alle persone, che spesso non hanno consapevolezza di quello che stanno comprando, non hanno il tempo di passare ore a leggere le etichette". "Una delle proposte quindi che faremo nel nostro position paper è quello di limitare ad alcune fasce selezionate, la pubblicità diretta ai minori", aggiunge.

Gli alimenti ultraprocessati - definiti dalla classificazione NOVA come 'formulazioni industriali con cinque o più ingredienti, contenenti sostanze raramente utilizzate nella cucina domestica' - non rappresentano solo un problema di eccesso di zuccheri, grassi e sale, ma sono una fonte importante di additivi alimentari, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e anche la durata.

"Non sempre la processazione è una cosa negativa, è una cosa che viene fatta a livello di trasformazione sia domestica che industriale - sottolinea Francesco Sofi, dell'Università di Firenze - per cercare di mantenere il prodotto, per cambiare la conformazione del prodotto, ma per permetterci di ingerirlo anche in giorni successivi all'acquisto. Bisogna quindi capire quale è il livello di trasformazione accettabile per poter ottenere un prodotto salutare".

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