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Le Gallerie d'Italia a Torino, museo per la fotografia e la città

di TMNews lunedì 16 maggio 2022
3' di lettura

Torino, 17 mag. (askanews) - Un nuovo museo in piazza San Carlo a Torino per parlare del nostro presente attraverso i linguaggi della fotografia e del video. Intesa Sanpaolo ha inaugurato la quarta sede delle proprie Gallerie d'Italia, che per la prima volta arrivano nel capoluogo piemontese, città della banca. Un progetto imponente, firmato dall'architetto Michele De Lucchi, che oggi presenta diecimila metri quadrati di spazi espositivi su cinque piani, di cui tre ipogei.

"L'Archivio fotografico Publifoto - ha detto ad askanews Michele Coppola, Executive director Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo - è stato in qualche modo il germe intorno al quale abbiamo ragionato sull'importanza di affiancare alla valorizzazione dell'archivio le mostre temporanee, con le committenze originali, con i più importanti fotografi al mondo, per ragionare intorno ai grandi temi dell'attualità: il cambiamento climatico, l'inclusione sociale, l'economia circolare, la rivoluzione tecnologica".

Per questo, per inaugurare il museo, è stata scelta la mostra "La fragile meraviglia - Un viaggio nella natura che cambia" del fotografo Paolo Pellegrin, che ha girato il mondo per raccontare la crisi climatica che stiamo vivendo. "In questa bellezza - ci ha detto il fotografo - leggevo anche una fragilità e quindi ho cercato di mettere insieme questi due elementi. La mia fotografia non vuole mai essere didascalica e finita, è sempre un invito a un dialogo, a un pensiero".

Gli spazi ricavati dai caveau e dai sotterranei della banca, ai quali si accede dalla grande scalinata che resta uno spazio pubblico per la città, oggi accolgono le immagini potenti di ghiacciai o alberi morenti, ma anche una selezione delle fotografie dell'Archivio Publifoto, dedicate agli anni tra il dopoguerra e l'allunaggio, in sostanza una storia visiva del periodo in cui è nata l'Italia contemporanea.

"Questo è un luogo - ci ha spiegato Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d'Italia torinesi - nel quale prendiamo i grandi contenuti e le grandi scelte ESG di Intesa Sanpaolo e li trasformiamo in storie visuali. Di fondo è un luogo che è testimone del proprio tempo, che darà spazio agli studenti, che avrà percorsi di formazione importanti, che parlerà di inclusione sociale e quindi un luogo nel quale la banca si confronta con la propria comunità costantemente e mettendosi sempre in gioco".

Nel museo gioca un ruolo importante anche la tecnologia, per la condivisione e l'immersività, ma una sezione ai piani superiori è dedicata all'arte classica e in particolare al Barocco piemontese, per una visione ancora più ampia del progetto, che è partito proprio dallo stesso edificio, palazzo Turinetti, sede legale e storica di Intesa Sanpaolo. "Intesa Sanpaolo - ha detto Luca Tedesi, responsabile Immobili e Logistica del gruppo - da sempre ha pensato a come dare nuova vita ai propri palazzi storici, proprio in una logica di rigenerazione del tessuto urbano e della socialità. L'idea è sempre stata quella di cercare di dare nuova vita a questi spazi, configurando per loro un utilizzo sempre più moderno e aperto".

"Posso dire senza temere di essere smentito - ha concluso Michele Coppola - che si tratta di una visione a 360 gradi intorno alla valorizzazione delle radici, delle identità e dell'importanza della parola chiave 'cultura', che diventa anche un impegno sociale".

Importante infine la presenza dell'Archivio Publifoto, fisicamente conservato nei piani ipogei, che offrirà al pubblico la possibilità di consultazione digitale del proprio immenso patrimonio fotografico.

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Nel 2024, Una Boccata d'Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. La mostra "Dove non sono mai stato, la sono" fino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l'importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.

In occasione della conferenza stampa, la Presidente Marina Nissim ha illustrato ad Askanews il progetto: "Oggi siamo qui a presentare la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, un progetto che nasce nel 2020. I giovani artisti vengono portati in 20 borghi ogni anno, un borgo per regione, e sono invitati a dialogare, a avere un momento di incontro e a lavorare all'interno del borgo. È un evento prettamente partecipativo, di condivisione, di scambio, di riflessione e di rigenerazione.

In questo spazio, che è lo spazio a Milano di Fondazione Elpis, abbiamo oggi una mostra che vuole documentare i primi cinque anni di Una Boccata d'Arte. Abbiamo delle opere di alcuni artisti che hanno presentato il loro lavoro sul territorio e soprattutto la mostra vuol far capire la dimensione e l'importanza di questo progetto. In cinque anni, avendo già toccato cento borghi, siamo riusciti a lasciare 40 opere permanenti sul territorio e questo vuol dire che questo segnale, questa scintilla, questo progetto temporaneo in realtà ha lasciato una testimonianza permanente e questa è lamia più grande soddisfazione". Ad ogni edizione, Una Boccata d'Arte acquisisce sempre maggior consapevolezza rispetto alla necessita di dare vita a opere e progetti in cui le comunitàpossano riconoscersi: sono tanti gli artisti che hanno lavorato sulle memorie preesistenti o sulla definizione di nuove occasioni di aggregazione, in molti casi mettendo in campo le proprie identità culturali d'origine.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 la sesta edizione coinvolge borghi, in un'espansione del progetto verso spazi in disuso, luoghi di aggregazione dimenticati o ai margini del tessuto urbano. L'edizione 2025 si compone di interventi dalla spiccata valenza partecipativa e ambientale, in alcuni casi con opere pensate per restare come segni permanenti nei territori. I progetti nascono da ricerche approfondite sul campo grazie alla mediazione dei curatori regionali.

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione:

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Cannes, Jafar Panahi torna sul red carpet di un festival dopo anni

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A Panahi, detenuto in Iran fino a febbraio 2022 - dal 2009 è stato ripetutamente incarcerato per il suo cinema ritenuto sovversivo dal regime della Repubblica islamica - ha riavuto il permesso di uscire dal Paese ad aprile del 2023 e ora è volato al Festival con il cast del film girato sempre in clandestinità.

Il regista 64enne mancava da un festival da anni; sette anni fa sulla Croisette era stato presentato il suo "Tre volti", in sua assenza, così come a Venezia nel 2022 dove "Gli orsi non esistono" vinse il premio speciale della giuria che non potè ritirare. Per lungo tempo è stato privato del passaporto e della libertà di viaggiare ma ora finalmente può accompagnare i suoi film che sono sempre apprezzati e rappresentano una voce libera.

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