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Martingale Risk: possibili ristori su bond Micoperi e Ferrarini

di TMNews giovedì 14 luglio 2022
2' di lettura

Milano, 14 lug. (askanews) - Martingale Risk, società leader di contestazione bancaria, è da anni al fianco degli investitori privati che hanno subito perdite in seguito all'acquisto di titoli azionari o obbligazionari dalla propria banca. tra i vari strumenti finanziari erroneamente venduti negli anni, senza rispettare la normativa vigente, vi sono anche le obbligazioni Micoperi, società operante in ambito petrolifero e navale, e Ferrarini, azienda produttrice di salumi. Nicolò Uccellini, marketing communication specialist Martingale Risk.

"Ferrarini e Micoperi sono due importanti aziende emiliane che negli ultimi anni stanno vivendo una grave crisi finanziaria. a causa delle due disastrose situazioni societarie, gli obbligazionisti di micoperi e ferrarini rischiano di perdere tutte le somme investite, per un ammontare complessivo di oltre 70 milioni di euro. per gli investitori retail tuttavia, le responsabilità di tali perdite sono imputabili soprattutto alle banche intermediarie che ne hanno venduto i titoli".

"Le obbligazioni Micoperi e Ferrarini sono state pensate per essere sottoscritte esclusivamente da investitori professionali; anche la loro successiva circolazione sul mercato secondario era esplicitamente riservata a tali soggetti. Nella realtà dei fatti, però, le banche italiane hanno ignorato questa indicazione, sottoponendo questi strumenti anche al grande pubblico di investitori retail, al dettaglio. ciò risulta inammissibile; per questo è possibile agire per ottenere un risarcimento. Martingale Risk ha già ottenuto due decisioni favorevoli riuscendo a recuperare per i propri clienti somme che sembravano perdute per sempre".

Nello specifico sono stati ottenuti ristori per oltre 360mila euro per bond micoperi e ferrarini. ma come opera martingale risk per recuperare le perdite subite?

"Chiunque abbia subito perdite da obbligazioni Micoperi e Ferrarini può rivolgersi a noi per un'analisi preliminare gratuita e non vincolante del proprio caso con la quale andremo a verificare se e quanto è possibile recuperare dalla banca. In seguito alla sottoscrizione di un mandato professionale martingale risk affianca poi il cliente nella la fase di mediazione diretta con la banca, e qualora questo non bastasse, anche dinnanzi all'arbitro per le controversie finanziarie, oppure tramite vera e propria causa legale in tribunale".

"Offriamo a tutti gli investitori interessati, la possibilità di agire senza dover sostenere alcun costo iniziale. Infatti, grazie alla politica di zero costi anticipati, richidiamo unicamente una percentuale sulle somme recuperate e solo a risarcimento effettivamente avvenuto".

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TMNews

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Carcasse di maialini abbandonate, ferite trascurate e una seria infestazione di ratti, anche all'interno delle gabbie. È quanto documentato dalla nuova indagine di Greenpeace Italia "Dietro le sbarre", pubblicata oggi insieme alle impressionanti immagini raccolte in uno degli allevamenti intensivi di proprietà della Società Agricola La Pellegrina S.P.A. a Roncoferraro (Mantova), in Lombardia, ricevute da fonti anonime e verificate dall'organizzazione ambientalista.

"La Pellegrina è detenuta al 100% dal Gruppo Veronesi (Veronesi Holding S.P.A.), l'impero dietro a noti marchi dell'alimentare come AIA, Negroni e Wudy", si legge nel comunicato diffuso da Greenpeace a seguito della sua indagine. Secondo l'organizzazione ambientalista, "con i suoi guadagni annuali miliardari, La Pellegrina è anche al secondo posto (dopo Tre Valli, sempre parte del Gruppo Veronesi) tra le prime cinque aziende zootecniche italiane con ricavi annui miliardari ( 1.651.311.000), come riportato da una recente indagine condotta da Greenpeace Italia in collaborazione con Openpolis. La società riceve, inoltre, importanti fondi dalla Politica Agricola Comune: nel 2024 era al 41esimo posto tra i massimi beneficiari della PAC in Italia, con 232.255 euro".

Nell'allevamento di Roncoferraro, i video e le foto verificati da Greenpeace mostrano la presenza di ratti nella struttura, "anche a diretto contatto con i maiali e all'interno delle sezioni maternità, e diverse aree appaiono sporche e invase dagli insetti. Un filmato mostra alcuni ratti in un'area in cui sono stati abortiti dei piccoli, che sono stati poi morsi o mangiati dai ratti. Inoltre, diverse scrofe presentano lacerazioni apparentemente non curate e prolassi uterini, mentre alcune carcasse di suinetti appaiono abbandonate da più di 24 ore. Infine, alcune riprese dall'alto permettono di individuare una perdita di liquami: uno dei pozzi usati per stoccare i reflui sembra ostruito, e per questo motivo parte delle feci e delle urine dei maiali vengono riversate sul terreno aziendale, con possibile rischio di inquinamento per i suoli e le acque circostanti".

"La denuncia che ci è stata inviata e che abbiamo potuto verificare in maniera indipendente, confrontandoci anche con esperti legali e del settore veterinario, non è purtroppo un caso isolato ed è parte integrante di un sistema insostenibile, che peraltro inquina ed emette quanto i colossi dell'industria", afferma Greenpeace Italia.

"Ciononostante, si legge sempre nel comunicato dell'organizzione ambientalista, "l'ultimo bilancio di sostenibilità del Gruppo Veronesi parla del rispetto per gli animali come di un 'valore primario', ribadendo l'impegno del Gruppo nel garantire all'interno degli allevamenti 'libertà da dolore, lesioni o malattie attraverso diagnosi tempestive e trattamenti adeguati'. Il sospetto è quindi che, il più delle volte, il benessere animale esista solo su carta, mentre le condizioni di vita degli animali all'interno degli allevamenti rimangano ben più drammatiche".

"Per questo", conclude la nota, "Greenpeace ha denunciato le pessime condizioni igieniche e sanitarie riscontrate nell'allevamento di La Pellegrina con un esposto alle autorità competenti, ed è impegnata al contempo nella promozione della proposta di legge 'Oltre gli allevamenti intensivi', per superare una volta per tutte l'attuale sistema che produce sfruttamento e inquinamento".

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Conoe, Uco rigenerato penalizzato. Stop a Pome importato

Rimini, 6 nov. (askanews) - L'olio vegetale esausto, rigenerato da una filiera italiana tracciata che ogni anno avvia a recupero oltre 110mila tonnellate di rifiuti, rischia di essere messo in ombra da importazioni meno chiare. Il Conoe, Consorzio Nazionale di Raccolta e Trattamento degli Oli e dei Grassi Vegetali ed Animali Esausti, è in prima linea per difendere questa risorsa strategica nazionale.

"Dobbiamo riportare l'olio esausto ad avere quel valore che consente non solo la raccolta massiva di questo rifiuto che si produce nelle famiglie oltre che nella ristorazione, ma anche la possibilità di essere un prodotto, una volta trasformato, competitivo rispetto ad altri materiali che vengono usati dalle compagnie petrolifere" spiega il presidente di Conoe, Tommaso Campanile.

Il paradosso - come è emerso a Ecomondo - è che l'uso l'olio da cucina nazionale, pur derivando da un virtuoso processo di economia circolare e di una filiera tracciata e certificabile, risulta svantaggiato rispetto al POME, scarti di olio di palma, un materiale interamente importato e di tracciabilità discutibile. "La strategia italiana dello sviluppo dei biocarburanti - ricorda il segretario della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, Massimo Milani - dà sicuramente un sbocco a questa materia prima-seconda molto importante. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione. lo sbocco principale è quello dei trasporti pesanti, senza dubbio. Questo continua a dare valore agli oli esausti, bisogna continuare in questa direzione e bisogna favorire la raccolta anche del domestico dove oggi siamo in forte ritardo, ma continuare a dare valore significa creare le condizioni perché si possa continuare a raccogliere sempre di più questo prodotto che ha un grande valore intrinseco".

Gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima puntano ad aumentare l'uso dei biocarburanti valorizzando le materie prime raccolte sul territorio nazionale. Ma la filiera chiede controlli rafforzati sulle importazioni, per contrastare la concorrenza sleale e le frodi fiscali. "Il sostegno all'azione di Conoe - dice Marcello Vernola, docente di Diritto dell'ambiente Università di Cassino - è fondamentale perché rafforzare l'impegno sulla raccolta degli oli vegetali esausti, perché tornino a essere materia prima seconda, essere impiegati nella produzione di bio carburanti rappresenta il compimento della missione dell'economia circolare. Oggi i controlli sono fondamentali. Dobbiamo evitare la concorrenza sleale di prodotti importanti dall'Asia, come per esempio del Pome, e dobbiamo evitare che vengono compiuti fraudi fiscali come nel caso di Pome raffinato che in realtà è soltanto olio di palma mascherato da rifiuto".

L'appello è di superare le premialità per il Pome importato e dare il giusto valore all'Uco nazionale, rispettando il principio di economia circolare e scoraggiando il ricorso a prodotti d'importazione la cui sostenibilità e tracciabilità sono meno certe.

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Cop30, principe William e Starmer da Lula: tempo per agire sta finendo

Belém (Brasile), 6 nov. (askanews) - A Belém sono arrivati il principe William e il primo ministro britannico Keir Starmer per un incontro trilaterale con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, a margine del vertice dei leader, in vista della COP30, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

"La finestra di opportunità per agire si sta chiudendo rapidamente - ha detto Lula - Il cambiamento climatico è il risultato delle stesse dinamiche che nel corso dei secoli hanno diviso la nostra società tra ricchi e poveri e hanno separato il mondo tra paesi sviluppati e in via di sviluppo".

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