Biennale Teatro, il mistero prodigioso di Romeo Castellucci
Venezia, 14 giu. (askanews) - Il teatro di Romeo Castellucci è, per definizione, totale e lascia aperte le porte a molte possibili interpretazioni. Succede così anche in "I mangiatori di patate", l'azione drammatica che ha portato, in anteprima assoluta alla Biennale Teatro di Venezia, sull'isola del Lazzaretto vecchio.
La dimensione temporale è la prima che si smarrisce, una volta entrati nello spazio dell'azione. Quello che vediamo sembra provenire contemporaneamente dal passato e dal futuro. Ci sono corpi, fin da subito, ma non sono umani, sono qualcosa che forse un tempo era stato umano, ma oggi è un ibrido, una forma forse ancora non conosciuta. Poi arrivano il buio, il vento, un grande angelo, dei minatori e si assiste anche a una sorta di Risurrezione. Ma la rivelazione non arriva e quello che resta addosso, oltre alla perfezione di ogni dettaglio visivo, è il senso di un mistero prodigioso, figlio della dimensione teatrale. Che non ci salva, ma crea arte.