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Il Paradiso caduto di Tosatti: specchio della nostra Apocalisse

di TMNews venerdì 21 marzo 2025
3' di lettura

Milano, 21 mar. (askanews) - Le stanze di Gian Maria Tosatti sono i luoghi della nostra anima. Non importa la loro dimensione, possono abbracciare semplici appartamenti oppure essere un molo, o anche un intero mare, quello che conta è il loro esserci, il loro dirci di noi con evidenza, spesso drammatica, sempre lucida. Il progetto presentato a Milano, nei Magazzini Raccordati sotto la Stazione Centrale, è qualcosa che, una volta di più, si spinge più in là nell'indagine sui cuori degli uomini. Un "Paradiso", questo il titolo del lavoro, in irreversibile decadenza, uno spazio spirituale franato, una rovina di noi stessi. Noi perduti senza più angeli e cieli a cui guardare.

"Il paradiso è l'ultima frontiera della speranza degli uomini - ha detto Tosatti ad askanews - ma per una civiltà che diventa sempre più disperata, che forma al paradiso? Ovviamente alla forma di una distruzione di qualcosa in disarmo e quindi entriamo in questo paradiso disarmato e ci rendiamo conto che sì, dentro il nostro cuore questa è l'ultima frontiera della speranza, cioè un vuoto. Dopodiché ci rendiamo anche conto che questo vuoto non è sfiorito semplicemente perché le speranze le abbiamo perse ma forse c'è una violenza dietro tutto questo, una violenza coercitiva che fa parte di una società che ci ha portato via forse le speranze, non sono sfiorite nel nostro cuore, qualcuno ce le ha portate via perché governare uomini senza speranza è molto più facile".

Il vuoto, che così tanto ritorna nella poetica di Tosatti, qui prende un'altra forma, prende una profondità che è quella dell'arte, un'arte che osa, che è politica ed è umana. Alle pareti i versi dell'Apocalisse, ossia l'ultima Rivelazione, in terra il sale e i nostri passi che diventano consapevolezza. Fino ad arrivare, a pochi metri dal Binario 21 che vide le deportazioni ad Auschwitz, a un tavolo, a un canto disperato, a uno spazio fisico e mentale che condensano l'idea dell'esperienza. A una lista di chi è caduto. Un canto dell'innocenza, per dirlo con William Blake, nel momento in cui non può che essere perduta. Qui, adesso, davanti a noi.

"Il punto - ci ha detto ancora Tosatti - è proprio questo, dimostrare e vedere che questo abisso è un abisso reale. In fondo alla mostra c'è una porta che apre verso quel binario proiettato verso i campi di sterminio. Quella porta è vera, non è un simbolo, è la realtà. Questo luogo è un documento di ciò che siamo noi abbiamo avuto la possibilità di consentire un viaggio attraverso la poesia dentro un luogo che ci parla di che cosa siamo. Noi siamo stati gli uomini che hanno venduto quelle migliaia di ebrei ai nazisti".

Il mondo di Gian Maria Tosatti è anche un mondo letterario, lo sappiamo, e la sua grammatica d'artista lo è nello stesso modo, come pare dicesse Kafka, anche la sua è un'arte che vuole essere un'ascia per spezzare il ghiaccio del nostro cuore, che spesso oggi somiglia a uno specchio vuoto. Ma perfino in questo Paradiso post-tutto forse si può trovare una qualche luce. "L'arte - ha concluso Gian Maria Tosatti - serve esclusivamente a questo: a far vedere agli uomini chi sono davvero dentro il loro cuore, in modo che se c'è qualcosa che non ci piace possiamo cambiarlo, se c'è un mostro possiamo almeno provare a ucciderlo".

Il progetto milanese si compone anche di una mostra allestita presso la Galleria Lia Rumma, "Es brent! (Brucia!)", che presenta opere pittoriche e installative realizzate tra il 2023 e il 2025. Anche qui, con la forza devastante delle parole.

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