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La tipologia principio della fotografia e il cuore della Germania

di TMNews venerdì 4 aprile 2025
3' di lettura

Milano, 4 apr. (askanews) - La fotografia, che Fondazione Prada ha raccontano finora nelle mostre nel suo Osservatorio, arriva anche negli spazi di Largo Isarco e lo fa con un progetto poderoso dedicato alla fotografia tedesca del XX secolo, che parte dall'idea della "tipologia", ossia della documentazione ripetuta di un solo tipo di soggetti. Il principio, nato nel Seicento per la classificazione botanica delle piante, in ambito fotografico è stato reso celebre e seminale da Bernd e Hilla Becher, che hanno formato generazioni di fotografi, ma che a loro volta hanno tratto ispirazione dal lavoro sulle tipologie di Karl Blossfeldt e August Sander, che, rispettivamente in ambito botanico e sociale, hanno segnato la storia della fotografia.

Di tutti questi progetti la mostra "Typologien: Photography in 20th Century Germany", curata da Susanne Pfeffer, dà un'ampia testimonianza. La mostra occupa i due livelli del Podium, la cui struttura appare completamente cambiata da una serie di interventi allestitivi mobili, ed è vastissima, con oltre 600 opere di 25 artisti. SI può dire che lo stesso approccio al progetto sulle tipologie non poteva che essere tipologico, anche nel rispetto di una volontà, per così dire, mimetica, che Fondazione Prada ha sempre avuto nei confronti delle proprie mostre. Ma quello che colpisce di più è come la densità seriale dei lavori, anziché risolvere una tematica, ne amplifichi invece il mistero, ne allarghi lo spazio simbolico e apra le porte a una serie di domande che partono dai soggetti delle opere, per poi allargarsi al medium fotografico e infine, per esempio di fronte all'Atlas di Gerhard Richter, arrivare alle questioni più profonde sulla sconfinata oscurità del cuore umano.

Grande spazio, e grande formato fotografico, è riservato ai lavori di alcuni dei più celebri allievi dei Becher all'Accademia di Dusseldorf, come Andreas Gursky, Candida Hofer, Thomas Ruff o Thomas Struth, tutti presenti con le loro opere più celebri, che si inseriscono alla perfezione nel tema della tipologia, in una maniera che è così evidente da farci sospettare che proprio questo principio seriale possa essere il motore di tutta la fotografia contemporanea intesa come arte. Perché poi ci sono anche gli sconfinamenti nel territorio del concettuale, per esempio con le raccolte di immagini di Hans-Peter Feldman, ma perfino con i ritratti di famiglia di Christian Borchert o dello stesso Struth. O ancora con i commoventi e inafferrabili Concorde fotografati da Wolfgang Tillmans.

Ma è possibile che la sensazione più forte con cui si lasci la mostra, che per ricchezza e intensità richiederebbe probabilmente anche una serialità nelle visite, sia quella di un'esposizione che è anche un esame di coscienza della stessa Germania, dei suoi artisti, o, forse, più che un esame, una sorta di messa a nudo di ciò che ha significato essere tedeschi nel Novecento, o perfino, per dirlo ancora in un altro modo, un catalogo di cosa si proverebbe se vivessimo dentro un saggio filosofico di Walter Benjamin. Che poi equivale a essere costretti a guardare con lucidità dentro noi stessi, come se tutto il progetto espositivo ad un tratto si rivelasse essere un misterioso e segreto grande specchio per ognuno di noi. (Leonardo Merlini)

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Nel 2024, Una Boccata d'Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. La mostra "Dove non sono mai stato, la sono" fino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l'importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.

In occasione della conferenza stampa, la Presidente Marina Nissim ha illustrato ad Askanews il progetto: "Oggi siamo qui a presentare la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, un progetto che nasce nel 2020. I giovani artisti vengono portati in 20 borghi ogni anno, un borgo per regione, e sono invitati a dialogare, a avere un momento di incontro e a lavorare all'interno del borgo. È un evento prettamente partecipativo, di condivisione, di scambio, di riflessione e di rigenerazione.

In questo spazio, che è lo spazio a Milano di Fondazione Elpis, abbiamo oggi una mostra che vuole documentare i primi cinque anni di Una Boccata d'Arte. Abbiamo delle opere di alcuni artisti che hanno presentato il loro lavoro sul territorio e soprattutto la mostra vuol far capire la dimensione e l'importanza di questo progetto. In cinque anni, avendo già toccato cento borghi, siamo riusciti a lasciare 40 opere permanenti sul territorio e questo vuol dire che questo segnale, questa scintilla, questo progetto temporaneo in realtà ha lasciato una testimonianza permanente e questa è lamia più grande soddisfazione". Ad ogni edizione, Una Boccata d'Arte acquisisce sempre maggior consapevolezza rispetto alla necessita di dare vita a opere e progetti in cui le comunitàpossano riconoscersi: sono tanti gli artisti che hanno lavorato sulle memorie preesistenti o sulla definizione di nuove occasioni di aggregazione, in molti casi mettendo in campo le proprie identità culturali d'origine.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 la sesta edizione coinvolge borghi, in un'espansione del progetto verso spazi in disuso, luoghi di aggregazione dimenticati o ai margini del tessuto urbano. L'edizione 2025 si compone di interventi dalla spiccata valenza partecipativa e ambientale, in alcuni casi con opere pensate per restare come segni permanenti nei territori. I progetti nascono da ricerche approfondite sul campo grazie alla mediazione dei curatori regionali.

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione:

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